Internazionale

Scoprire Gaza in Erasmus, la storia di Riccardo arriva anche a Tel Aviv

Scoprire Gaza in Erasmus, la storia di Riccardo arriva anche a Tel AvivRiccardo Corradini a Gaza

Film  «Erasmus in Gaza» racconta di Riccardo Corradini, di Rovereto e studente di medicina a Siena, che decide di fare l’Erasmus nella Striscia. Ne ricaverà una esperienza unica umana e professionale e amicizie per sempre.

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 18 dicembre 2022
Michele GiorgioGERUSALEMME

È la storia di Gaza sotto blocco israeliano e bersaglio di raid aerei e bombardamenti. Ma è anche la storia dell’amicizia tra giovani studenti universitari e del dialogo tra le culture diverse. Il film-reportage «Erasmus in Gaza», di Chiara Avesani e Matteò Delbò, con la collaborazione della cooperante italiana Meri Calvelli, è tutto questo e molto di più. Qualche giorno fa per un centinaio di israeliani riuniti alla Cinematheque di Tel Aviv ha rappresentato un percorso inedito di conoscenza della situazione a Gaza, della vita, dei sogni e dei desideri dei suoi due milioni di abitanti. Specie dei più giovani.

«Erasmus in Gaza» racconta di Riccardo Corradini, di Rovereto e studente di medicina a Siena, che decide di fare l’Erasmus a Gaza, primo universitario italiano ed europeo a scegliere quel martoriato lembo di terra palestinese per la sua esperienza di scambio e studio all’estero. L’Università islamica di Gaza accoglie con calore Riccardo che vuole scrivere una tesi di medicina d’emergenza, con particolare attenzione alle ferite provocate dai proiettili esplosivi. Nel periodo dell’Erasmus di Riccardo, più o meno cinque anni fa, siamo nel pieno della Grande Marcia del Ritorno, con decine di migliaia di palestinesi di Gaza che si radunano davanti alle barriere di confine con Israele per invocare il diritto al ritorno ai villaggi d’origine. Le manifestazioni spesso si concludono con morti e feriti. A metà maggio del 2018, mentre gli Usa inauguravano la loro ambasciata a Gerusalemme, oltre 60 palestinesi furono uccisi dal fuoco dei tiratori scelti israeliani. Negli ospedali di Gaza nei giorni della Grande Marcia arrivavano centinaia di feriti, quasi sempre all’addome e agli arti inferiori. Le amputazioni erano all’ordine del giorno.

Per Riccardo i quattro mesi a Gaza si riveleranno una esperienza umana dolorosa ma fondamentale anche per la sua formazione professionale, che gli cambierà per sempre il suo modo di vedere il mondo e gli farà vivere in prima persona l’orrore che i suoi colleghi palestinesi sono costretti a sopportare quasi ogni giorno. Nel frattempo, si consolida il rapporto con gli amici e le loro famiglie. Pranzi, feste in casa, battute, risate generate dalle difficoltà del giovane italiano con la lingua araba, sono parte di una storia che per Riccardo è fantastica. Lo studente italiano comprende che a Gaza sta svolgendo anche il ruolo di mediatore culturale. Determinante è inoltre la relazione con la paura causata dai raid aerei. A Gaza non ci sono rifugi. Riccardo inizialmente è preso dal panico poi, come tutti gli altri, si abitua alla routine di guerra e non vorrebbe più lasciare la terra palestinese.

«Per noi è importante che (il film) si veda in Israele perché è il luogo dove la contraddizione è più forte» dice al manifesto la regista Chiara Avesani, «un giovane israeliano di Tel Aviv vive a 50 minuti da Gaza e non ha idea di come vivano i palestinesi dietro quel muro». È lì, aggiunge, «che gioca più facilmente la propaganda di guerra facendo immaginare due milioni di nemici oltre quel muro». Con questo film, prosegue Avesani, «che apre uno spaccato sulla vita quotidiana dentro la Striscia speriamo di mostrare la realtà di Gaza, un luogo che ha delle immense bellezze e che contiene tutta una umanità che in Israele non è permesso vedere».

Quanto qualche giorno fa «Erasmus in Gaza» sia riuscito in questa sua «missione» è difficile quantificarlo. Un centinaio erano gli israeliani presenti in sala alla Cinematheque. Reazioni e considerazioni non sono mancate. Maya, 37 anni, al termine del film si è detta «provata». «Sono una attivista e a differenza di gran parte degli israeliani conosco abbastanza la condizione dei palestinesi di Gaza. Tuttavia, questo film vale più di tante notizie perché protagoniste assieme a Riccardo sono le persone comuni. Spero che venga mostrato in altre sale d’Israele, tutti gli israeliani dovrebbero vederlo».

 

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento