Gaza, raid per cielo e per terra: «Famiglie sterminate»
Intanto nella Striscia Rifugi di sfollati e giornalisti sotto attacco, anche ieri decine di morti da sud a nord
Intanto nella Striscia Rifugi di sfollati e giornalisti sotto attacco, anche ieri decine di morti da sud a nord
Malgrado l’impegno militare multifronte, Gaza resta teatro di operazioni incessanti, per cielo e per terra, da parte delle forze israeliane. Ieri i numeri delle vittime palestinesi sono tornati a salire: 79 i morti secondo fonti mediche citate da Middle East Eye, almeno 51 secondo il solito bollettino del locale ministero della Salute, in attacchi che hanno avuto luogo in diversi zone della Striscia e che hanno provocato anche un centinaio di feriti. Donne e bambini, ancora una volta, figurano nell’elenco.
Segue l’abituale ping-pong di versioni contrapposte: la scuola Muscat e l’orfanotrofio Al Amal di Gaza City, bersaglio dei raid israeliani nottetempo, così come l’edificio della Brig High School nella zona centrale di Gaza, secondo Tel Aviv erano basi operative di Hamas. Sottinteso, in base alla retorica degli “scudi umani”, non è colpa nostra se ci sono state vittime civili. Secondo i palestinesi erano luoghi adibiti a rifugio per gli sfollati e il bilancio è di «cinque famiglie sterminate».
Oltre 30 sarebbero invece i morti causati degli intensi raid aerei e dei colpi di artiglieria sparati dai tank dell’esercito israeliano nel sud della Striscia, in particolare in alcuni sobborgi di Khan Younis, dove sia l’European Hospital che l’Ospedale Nasser sono andati in tilt per l’afflusso contemporaneo di decine di feriti. Allo stesso tempo andava in scena di fronte all’obitorio dell’ospedale Al-Aqsa a Deir-el-Balah la disperazione dei parenti delle vittime della sera prima.
I jet con la Stella di Davide al mattino hanno colpito tra l’altro la casa in cui abitava la famiglia del giornalista Ahmed al-Zard, a Khan Younis. L’agenzia Wafa riporta un fratello, uno zio e due cugini del reporter sono morti nell’attacco. Al Zard insieme alla madre e un altro fratello sarebbe ricoverato in ospedale in serie condizioni. Le squadre di soccorso intervenute per estrarre dalle macerie i superstiti sarebbero state tenute a lungo lontane da colpi d’armi da fuoco.
Nel 362mo giorno di guerra le autorità gazawi hanno aggiornato la conta complessiva dei morti: 41.689, di cui 16,800 minori, 11.400 donne, circa mille operatori sanitari, 220 impiegati delle Nazioni unite e 174 giornalisti. Sono circa 700 invece, con 116 minori, le vittime causate dai raid dell’esercito israeliano nella Cisgiordania occupata. Anche qui procede parallelamente l’aggravarsi dell’emergenza umanitaria. A Jenin e Tulkarem il 70% delle reti idriche e fognarie è stato distrutto, lasciando migliaia di residenti senza accesso all’acqua potabile.
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