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Immigrazione: scontro con i frugali, alla fine stanziati 10 miliardi

Immigrazione: scontro con i frugali, alla fine stanziati 10 miliardi

Il dossier migranti Decisivo un summit notturno e l’appoggio di Macron e von der Leyen

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 16 dicembre 2023

Una manciata di minuti, non di più. E’ il tempo che i leader europei dedicano al dossier immigrazione prima di liquidarlo rimandando al vertice straordinario che si terrà a fine gennaio qualsiasi decisione. Ma tanto basta a Giorgia Meloni per cantare vittoria e dichiararsi, come avviene al termine di ogni vertice, «soddisfatta» per i risultati ottenuti. «E’ passato per intero un paragrafo proposto dall’Italia che ribadisce il lavoro che viene anche sintetizzato nelle lettere di von der Leyen prima di ogni Consiglio europeo e che negli ultimi Consigli non era entrato nelle conclusioni» spiega al termine del vertice. «Oggi invece viene inserito e prevede il lavoro sulla dimensione esterna, il blocco dell’immigrazione illegale, la lotta contro i trafficanti, una più efficace politica di rimpatrio e tutta la visione che l’Italia ha contribuito a far diventare visione dell’intero Consiglio europeo».

Sono tutti punti sui quali si discute ormai da più di un anno senza però fare mai passi in avanti concreti. Nessuna novità quindi. Anche perché su una questione cruciale come quella dei finanziamenti necessari perché i progetti si trasformino in realtà, siamo ancora in alto mare. Vero è che, almeno per ora, il rischio di vedere azzerati i fondi destinati alle migrazioni sembra sventato. Nelle ultime ore del vertice Meloni è riuscita infatti a vincere la resistenza dei paesi frugali, una decina di capitali soprattutto del Nord, decisi a non immettere nel bilancio pluriennale «soldi freschi» su nulla che non fosse l’Ucraina.

La situazione si sarebbe sbloccata in un summit ristretto che si è tenuto giovedì sera tra Italia, Francia, Germania, Olanda, Svezia e Finlandia, presenti anche Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. La mediazione raggiunta, grazie anche al sostegno dato alla premier italiana dal presidente francese Emmanuel Macron e dalla presidente della Commissione Ue, prevede uno stanziamento nel bilancio comunitario di 9,6 miliardi di euro (contro i 12,5 chiesti inizialmente da palazzo Berlaymont) destinati principalmente alla dimensione esterna. Cifra sulla quale pende sempre la possibilità di un veto da parte della solita Ungheria. «Un grande risultato se riusciremo a confermarlo nel prossimo Consiglio europeo», dice non a caso Meloni che si mostra ottimista anche sul futuro del patto siglato con l’Albania per trasferire i migranti tratti in salvo in acque internazionali nel Paese delle Aquile. La decisione della Corte costituzionale albanese di bloccare temporaneamente l’accordo non sembra preoccupare la premier: «Sono ottimista» dice, ma «rispetto le decisione di una nazione sovrana. Vedremo come andrà nelle prossime settimane e faremo del nostro meglio, se le cose andranno bene, per accelerare ancora di più. Per ora non abbiamo bisogno di un piano b. Eventualmente lo cercheremo». Dopo il via libera ricevuto dalla Commissione, l’accordo trova consensi anche in altri Paesi. Il cancelliere Olaf Scholz, che non ha mai nascosto il suo interesse, ieri ha definito «corretta» la decisione presa da von der Leyen di definire il patto tra Roma e Tirana «in linea con il diritto comunitario».

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