Scontri a Gerusalemme, quattro vittime in Cisgiordania
Effetto domino Abbas: «Il popolo palestinese ha diritto a difendersi»
Effetto domino Abbas: «Il popolo palestinese ha diritto a difendersi»
È bastato pochissimo perché le fiamme si propagassero anche nel resto dei territori palestinesi occupati, a Gerusalemme est e in Cisgiordania. Con una prontezza che non gli si addice, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas ha preso parola per – anche questa una novità – sostenere in modo più o meno diretto il rivale Hamas: il popolo palestinese ha il diritto di difendersi, ha detto, «contro i crimini israeliani e le violazioni commessi nella moschea di Al-Aqsa e nei Territori palestinesi».
Già poche ore dopo l’inizio dell’attacco, Abbas ha riunito il suo governo a Ramallah per un incontro d’emergenza, offrendosi di fornire il necessario «per rafforzare la determinazione dei palestinesi di fronte ai crimini commessi dall’occupazione israeliana e dalle gang dei coloni».
Difficile dire cosa intenda, se sia il tentativo di recuperare terreno, grattare consenso agli occhi della popolazione palestinese. Una popolazione colta di sorpresa, come tutti, dalle notizie che dall’alba di sabato hanno riempito i telefoni e gli schermi tv. Ma anche disincantata, quasi fosse un confronto come i tanti visti negli ultimi anni. C’è chi in Cisgiordania ha festeggiato, chi ha provato a immaginare il futuro a breve termine, chi – gli abitanti dei piccoli villaggi vicini alle colonie – ha capito subito di essere nel mirino. Ne abbiamo raggiunti al telefono alcuni, tutti in attesa di capire cosa accadrà. Sui social molti hanno dato sfogo alla rabbia per narrazioni che sentono a senso unico, «sparisce quello che Israele fa da 75 anni, siamo noi il popolo oppresso, invaso, occupato».
A fine giornata tra Gerusalemme e Cisgiordania si contavano decine e decine di feriti e quattro uccisi. Uno di loro è un bambino, 13 anni, colpito dai soldati israeliani a Qalqiliya. Un altro, di cui non è stato comunicato il nome, è stato ucciso vicino alla colonia di Beit Aryeh nel nord dell’enclave che (secondo le forze armate israeliane tentava un accoltellamento), un terzo – Karam Nasser al-Aydi, del campo profughi di Ain al-Sultan – ammazzato a Gerico durante scontri con l’esercito che da mesi presidia la più «sonnolenta» delle città cisgiordane. Si aggiungono agli oltre 200 uccisi in questo 2023 da soldati o coloni.
A Gerusalemme gli scontri peggiori hanno avuto come teatro la Città Vecchia, con pestaggi di donne e uomini da parte della polizia durante le proteste. A Silwan, uno dei quartieri ai piedi delle mura antiche, tra i più presi di mira dalla colonizzazione israeliana, alcuni giovani hanno marciato con le bandiere verdi di Hamas: la polizia ha lanciato gas lacrimogeni, una casa è andata a fuoco.
Secondo la Mezzaluna rossa palestinese, sono una 50ina i feriti in diverse località (Nablus, Salfit, Huwara, Gerusalemme est, Ramallah). Di questi 14 sono stati colpiti da pallottole ad al-Bireh, sei da proiettili di gomma, tre da schegge di proiettile, oltre 30 hanno inalato gas, due sono stati picchiati dai soldati e uno è stato accoltellato da un colono. A Hebron un gruppo di coloni ha aperto il fuoco contro le case palestinesi.
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