Oltre tre ore di assemblea con i gruppi parlamentari Pd. Il debutto per Elly Schlein, che non li aveva ancora ufficialmente incontrati dopo un mese dalle primarie. Tre ore di discussione soprattutto sui temi concreti, dal Pnrr ai migranti, dal lavoro ai diritti dei bambini. «Le priorità dell’agenda politica e parlamentare», ha sintetizzato Schlein spiegando subito che non avrebbe parlato di «assetti interni».

IL TEMA DEI NUOVI CAPIGRUPPO è rimasto sullo sfondo. Ma la partita è chiusa. Oggi i deputati e i senatori eleggeranno Chiara Braga e Francesco Boccia, entrambi sostenitori della prima ora della neosegretaria: senza altri candidati a sfidarli. La minoranza guidata da Bonaccini ha provato nei giorni scorsi a stoppare l’operazione, chiedendo che almeno in uno dei due rami del Parlamento ci fosse uno di loro: ma dal gruppone degli eletti che aveva sostenuto il governatore emiliano si sono già staccati in una ventina, che sabato scorso non hanno partecipato alla riunione con Bonaccini, dal lettiano Marco Meloni ad Anna Ascani, e sono stati definiti «ulivisti 4.0».

Una formula per dire che non sarebbero stati disposti a un braccio di ferro o ad una conta per mettere i bastoni tra le ruote a Schlein. La quale nei giorni scorsi ha avuto colloqui con alcuni big della minoranza, da Lorenzo Guerini a Matteo Orfini, per rassicurarli sul fatto che la decisione sui capigruppo non era né una forzatura né un atto ostile.

E per dire che intende varare (da qui a una settimana) una segreteria unitaria. Con dentro, a quanto pare, persone come il coordinatore di Base riformista Alessandro Alfieri (che ieri ha ribadito i dubbi dei cattolici sulla gpa) e Davide Baruffi, braccio destro di Bonaccini. Ma la minoranza insiste per avere almeno tre caselle più un vicesegretario.

SCHLEIN IERI HA USATO parole al miele verso Enrico Letta e le due capogruppo uscenti Serracchiani e Malpezzi, «che hanno retto in una fase di transizione lunga e complessa e hanno fatto un lavoro encomiabile». «Abbiamo nodi politici importanti davanti a noi, è innegabile. Dobbiamo provare a scioglierli insieme salvaguardando tra noi la chiarezza», le sue parole. «La collegialità è un punto dirimente. Dovremo essere bravi a far lavorare bene il partito e i gruppi nel pieno rispetto della loro autonomia».

IL CUORE DEL DISCORSO è stato sull’opposizione: sarà questo il suo core business delle prossime settimane, a 360 gradi. E per questo ha chiesto compattezza ai parlamentari, ricordando loro che per il Pd «l’aria è cambiata in positivo», con 16mila nuove iscrizioni e la «spinta» nei sondaggi. «Vorrei che tutti consolidassimo questo momento per rafforzare il Pd».

E per lei significa principalmente combattere Meloni sui tema del lavoro, dei diritti sociali e civili e del clima. «Siamo in una contingenza economica che, per quanto il governo tenti di nascondere piazzando una bandierina ideologica al giorno, è estremamente grave. Sul Pnrr il governo è indietro e l’Italia non può permettersi di fallire, il Pd presidierà».

LA SEGRETARIA HA INSISTITO ancora sull’«attacco senza precedenti ai diritti dei bambini e delle bambine» sferrato da Meloni e soci. «Lavoreremo anche in parlamento per far sì che riprendano le trascrizioni all’anagrafe dei bambini di coppie omogenitoriali». E ancora: «Sulle detenute madri si muovono con cinismo terrificante».

La segretaria dem ribadisce l’invito alle altre opposizioni a collaborare, a partire da salario minimo, sicurezza sul lavoro e sanità pubblica. Bordate al governo anche sui migranti: «Meloni è tornata da Bruxelles con un pugno di mosche». Un avvertimento sulla Rai: «Il governo sta cercando di metterci un po’ troppo le mani. Vigileremo».

UN’AGENDA FITTISSIMA, dunque. L’obiettivo è costruire «sempre di più di una sintonia tra quello che il Pd fa nelle piazze e rappresenta nel Paese e quello che fa nelle istituzioni», ha spiegato il tesoriere Michele Fina. Plausi alle parole della leader da Andrea Orlando e Roberto Speranza.

La minoranza parla di «una bella discussione». «Per unire un partito avrai bisogno di essere generosa perché questo aumenta credito e capacità di unire», il consiglio alla leader di Piero Fassino. «Abbiamo tutti condiviso l’idea di un approccio combattivo», sintetizza Antonio Misiani, che dovrebbe rientrare in segreteria con una delega all’economia.