Si candida o non si candida? E soprattutto: chi la sosterrà nella corsa (eventuale) alla guida del Pd? Sull’asse Roma-Bologna ieri non si parlava d’altro che di Elly Schlein. Il suo nome gira da dopo le elezioni, lei cautamente in queste settimane non ha mai detto una parola su una sua possibile corsa per succedere a Enrico Letta. Si è mossa alla Camera da matricola con grande circospezione.

Ieri però ha deciso di dire la sua, annunciando una diretta Instagram per oggi alle 14. Parlerà del congresso costituente, il cui percorso pare ormai delineato. Anche se ieri dal Nazareno è arrivata la conferma che le primarie saranno anticipate: non più il 12 marzo ma qualche settimana prima.

C’è stato anche un appello di varie dirigenti per fare le primarie a gennaio, molte sono potenziali sostenitrici di Stefano Bonaccini come le europarlamentari Alessandra Moretti e Elisabetta Gualmini. Il succo è semplice: «Fare presto. Non possiamo permettere a M5S e terzo polo di stringerci come una tenaglia».

Letta ne è consapevole e intende accelerare, senza però mutilare la fase costituente tra iscritti e non iscritti che discuteranno di un nuovo manifesto dei valori. E tenendo presente che a metà febbraio ci saranno le regionali, nel Lazio e forse anche in Lombardia.

Quanto a Schlein, chi le ha parlato assicura che oggi si limiterà ad aderire al percorso costituente, come ha fatto giorni fa anche un altro esterno come la sardina Mattia Santori. Così avrà tutte le carte in regole per dire la sua nella prima fase del congresso: se poi vorrà candidarsi, dovrà prendere la tessera dem entro fine gennaio.

Farà un passo in più già oggi? Sembra improbabile, ma non è escluso. E non pare neppure un caso che abbia scelto di parlare poche ore prima di un evento che si terrà nel centro di Roma: la presentazione del nuovo libro di Goffredo Bettini con Andrea Orlando e Giuseppe Conte. Non è un mistero che Bettini, grande tessitore della sinistra dem, non sia convinto dalla possibile candidatura di Schlein, e che preferisca nomi come Orlando o Peppe Provenzano (che però non intende candidarsi).

Si tratta di ipotesi che pescano in bacini contigui, entrambe con una netta caratterizzazione a sinistra e alternative rispetto a Stefano Bonaccini, finora il candidato in pectore più forte, sostenuto dagli ex renziani guidati da Lorenzo Guerini e Luca Lotti (che ieri è tornato in sella alla guida della corrente Base riformista).  L’area Bettini- Orlando e quella di Schlein si contendono il sostegno della corrente di Dario Franceschini, areadem.

L’ex ministro della Cultura, raccontano, «non ha ancora deciso come muoversi nel congresso». Ma è certo che intende sbarrare la strada al suo corregionale Bonaccini e che sta cercando di costruire una alternativa vincente. Fonti di areadem non smentiscono un interesse per Schlein, ma ribadiscono che «nessuna decisione è stata presa».

Attorno a Franceschini si muove anche Dario Nardella, sindaco di Firenze: potrebbe correre in ticket con Schlein, più difficile che si presenti da solo. Quanto a lei, una delle ipotesi è che, alla fine, faccia squadra con Bonaccini, che nel 2020 l’ha voluta come sua vicepresidente in Emilia Romagna.

Il quadro precongressuale è ancora nebuloso. Ma il fatto che Schlein abbia deciso di rompere il suo lungo silenzio conferma che la gara vera si sta avvicinando. La prossima settimana, di ritorno dagli Usa, anche Bonaccini dovrebbe sciogliere la riserva.