«Si è consumata una vendetta trasversale che non fa onore». Piero De Luca, figlio del governatore della Campania, non ha preso bene la decisione di Elly Schlein di retrocederlo dal ruolo di vice capogruppo del Pd alla Camera.

IERI DURANTE LA VOTAZIONE nel gruppo, cui ha preso parte anche la segretaria, a De Luca Jr. è stato affidato il ruolo di segretario con delega a Pnr e riforme. La minoranza ex renziana ha ottenuto il posto di vice capogruppo vicaria per Simona Bonafè, gli altri vice sono Valentina Ghio, della sinistra interna, Toni Ricciardi dei neoulivisti vicini a Enrico Letta e, a sorpresa, Paolo Ciani di Demos, vicino alla comunità di Sant’Egidio, pacifista, e tra i pochi a votare contro l’ultimo decreto per le armi all’Ucraina. Tra le altre nomine, quelle di Andrea Casu e Federico Fornaro come segretari d’aula. Gli altri segretari sono Sara Ferrari, Roberto Morassut e Silvia Roggiani; Andrea De Maria resta tesoriere.

NEL GRUPPO CI SONO STATI dissensi. «Non posso accettare i processi a un cognome», ha detto l’ex ministro Lorenzo Guerini, capo della corrente di Base riformista. «È sba gliato trasformare questo passaggio nella ricerca di uno scalpo politico. Tra l’altro ancora più ingiusto nei confronti di una persona stimata da tutti i suoi colleghi». Così anche Marianna Madia, che ha parlato di una «operazione punitiva e senza mordente». Per Madia si dovrebbero affrontare «in modo serio» i problemi di organizzazione e di contenuti del partito «che sono innumerevoli».

Alla fine Guerini e Madia non hanno partecipato al voto, così come Piero Fassino e Enzo Amendola, che ha lamentato l’indebolimento della presenza del sud nell’ufficio di presidenza, dopo le uscite di Provenzano e De Luca. Ma il grosso di Base riformista ha votato a favore, incassando la nomina di Bonafè a vicaria.

PIERO DE LUCA, IN UN lungo post su Facebook, ha parlato di «scorie ancora non smaltite delle ultime primarie». E ha denunciato come la vicenda del gruppo abbia «assunto un significato politico-simbolico ben superiore ai destini dei singoli». «Credo che un grande partito come il Pd debba parlare di qualcosa, non lavorare contro qualcuno, costruire e non distruggere e debba farlo possibilmente con una linea politica chiara, non ambigua o equivoca. Ma forse ad alcuni di rafforzare il partito interessa davvero poco».

Infine, l’annuncio di voler continuare a lavorare «per difendere l’esistenza stessa del Pd, il cui tratto distintivo risiede nella capacità di tenere insieme sensibilità e culture plurali, progressiste, riformiste, liberali, cattolico democratiche. Questa identità la difenderemo con una resistenza democratica e di impegno civile». «Una decisione nel solco del rinnovamento che è stato chiesto dagli elettori delle primarie», la versione di chi è vicino alla segretaria.

PIÙ IN DISCESA LA PARTITA al Senato, dove il gruppo dem ha eletto come vice capogruppo il cattolico Alfredo Bazoli (vicario), Antonio Nicita (vicino a Enrico Letta) e Beatrice Lorenzin e ha confermato Franco Mirabelli (area Franceschini). Nicola Irto, Lorenzo Basso, Cecilia D’Elia e Sandra Zampa sonostati confermati come segretari d’aula, Ylenia Zambito la nuova tesoriera.

LE NOMINE DELLE SQUADRE che affiancheranno i capigruppo di Camera e Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia, sono una cartina di tornasole delle tensioni che attraversano il Pd. Da un lato c’è la volontà di Schlein di proseguire con il rinnovamento dei gruppi dirigenti, in particolare in Campania dove il partito è stato commissariato (con la nomia di Antonio Misiani) e dove è in corso un braccio di ferro con il governatore De Luca per indurlo a non ricandidarsi nel 2025. Una partita appena iniziata, che potrebbe portare ad una candidatura in solitaria di De Luca, contrapposta a quella del centrosinistra. Il demansionamento del figlio Piero e i toni durissimi da lui utilizzati lasciano trapelare la rabbia del governatore.

POI C’È IL TEMA delle armi, che la settimana scorsa ha già diviso i dem all’europarlamento (la spaccatura era sul regolamento Asap per la prioduzione di nuove armi anche con i fondi del Pnrr). La nomina di Ciani è un segnale di attenzione verso il tentativo di pace ddel cardinale Zuppi (che è il principak,e riferiemnto spirtuale di Sant’Egidio),e più in generale di apertura a una linea meno bellicista.