Elly Schlein convoca l’assemblea dei senatori del Partito democratico, nella sala della Commissione difesa, nel giorno in cui comincia in aula a Palazzo Madama la discussione sulle riforme istituzionali. È l’occasione per lanciare la manifestazione contro il progetto della destra fissata per il 2 giugno, giorno della festa della Repubblica che cade a una settimana dal voto per le europee.

«Bisogna fare da argine con i propri corpi e le proprie voci» dice ai suoi la segretaria lanciando la mobilitazione nazionale, che probabilmente si terrà a piazza del Popolo. «Vi chiedo di mobilitarci in modo forte – dice Schlein – Sarà una manifestazione sulla Costituzione e l’Europa federale contro il premierato e l’autonomia differenziata».

L’idea, insomma, è che se Meloni vuole utilizzare le riforme per rastrellare voti bisogna provare a ribaltare il piano della propaganda e scendere in piazza. Il che fa dire a Maurizio Gasparri che quelli del Pd sono «teppisti istituzionali».

«Cercano di avanzare sul pericoloso terreno del premierato e della autonomia differenziata per avere qualcosa da sbandierare in campagna elettorale – spiega la segretaria – È pericoloso perché stiamo parlando delle regole costituzionali che tengono in piedi la democrazia».

Alle sue spalle campeggia una frase di Sandro Pertini. La legge Francesco Boccia: «Dietro ogni articolo della Costituzione ci sono centinaia di giovani morti nella Resistenza, ed è per questo che dobbiamo difenderla, costi quel che costi».

«In commissione affari costituzionali ce l’abbiamo messa tutta per aprire un confronto vero – dice il senatore dem Andrea Giorgis – Ma anche quando i nostri argomenti facevano breccia abbiamo assistito a un silenzio imbarazzato».

«Anziché partecipare a convegni di propaganda come quello di oggi alla camera – chiosa il capogruppo – la maggioranza di Giorgia Meloni farebbe meglio a confrontarsi in Parlamento. Invece si iscrivono solo nove senatori in discussione generale. Rischiamo di dire addio alla repubblica parlamentare per mettere tutto il potere nelle mani di Giorgia».