Schlein-Bonaccini, braccio di ferro sui nuovi capigruppo
Elly Schlein – LaPresse
Politica

Schlein-Bonaccini, braccio di ferro sui nuovi capigruppo

Le spine del Pd La segretaria punta su Braga e Boccia. Rivolta nella minoranza vicina al governatore, possibile una conta. Serracchiani in pressing per restare. Schlein difende gli attivisti che hanno imbrattato palazzo Vecchio: vanno ascoltati.
Pubblicato più di un anno faEdizione del 22 marzo 2023

La segretaria del Pd Elly Schlein si trova davanti al primo vero ostacolo da quando ha vinto le primarie. Pezzi della minoranza che ha sostenuto Stefano Bonaccini (nei gruppi parlamentari sono in maggioranza) si è messa di traverso davanti all’ipotesi che i due nuovi capigruppo siano entrambi indicati da Schlein.

Lunedì c’è stata una lunga telefonata con Bonaccini, che non ha sbloccato la situazione. E anche ieri è continuato un lungo braccio di ferro. La proposta di Schlein è di eleggere Chiara Braga alla Camera e Francesco Boccia al Senato. Ma dentro l’area che fa riferimento al governatore emiliano non c’è accordo. Alcuni gli hanno ricordato che nel 2013, quando vinse Renzi, la guida deputati rimase al bersaniano Roberto Speranza.

E così la proposta sarebbe quella di confermare alla Camera Debora Serracchiani, che ieri è stata protagonista di molti colloqui riservati con esponenti della minoranza, a partire da Lorenzo Guerini. In cambio, ci sarebbe il via libera unanime al Senato per Boccia.

La segretaria però non sembra intenzionata a mollare, vuole dare un segnale di rinnovamento pieno alla guida dei gruppi, anche a Montecitorio dove lei stessa è deputata. Tra i deputati di maggioranza circola insistente la voce secondo cui Bonaccini, la settimana scorsa, al momento di accordarsi con Schlein per la presidenza del partito le avrebbe dato mano libera per indicare i capigruppo. «Ma poi non è riuscito a tenere a bada i suoi», l’indiscrezione, che viene negata da fonti vicine al governatore.

Di qui lo stallo, che si potrebbe però risolvere già oggi. Schlein infatti ha intenzione di chiudere al più presto la partita, per poi dedicarsi alla segreteria e – una volta chiuse le partite interne- occuparsi a tempo pieno dell’opposizione in Parlamento e nelle piazze. Le prime due settimane di leadership sono andate bene, i sondaggi hanno ripreso a crescere, le piazze di Firenze e Milano (ieri di nuovo nel capoluogo lombardo con Libera e le associazioni antimafia) e il congresso Cgil hanno segnalato un alto tasso di gradimento.

«Il clima andando in giro è molto cambiato, e questo ci motiva e ci da una responsabilità a cambiare le cose», ha detto ieri sera a Cattelan su Rai2. «Venivamo da un periodo molto difficile dopo alcune sconfitte pesanti e si è risvegliata una speranza», ha detto, rivelando anche di sentire «un po’ di ansia da prestazione».

Oggi o domani dunque si dovrebbe chiudere la partita dei capigruppo. Alla Camera, senza un accordo, è possibile che Serracchiani si candidi anche contro Braga, arrivando a una conta. Che potrebbe aprire la strada ad uno scontro anche a palazzo Madama. Una ipotesi possibile, ma che segnerebbe uno strappo non facile da ricucire tra le due anime del partito. Se invece la spuntasse Schlein, si aprirebbe la strada a una segreteria unitaria in cui, accanto a fedelissimi della leader, potrebbero entrare anche 2-3 esponenti vicini a Bonaccini come gli emiliani Davide Baruffi e Andrea Rossi, Pina Picierno o Alessandro Alfieri.

Ieri Schlein ha ribadito il suo sì alla legalizzazione delle droghe leggere e ha avuto parole soft verso gli attivisti di Ultima generazione che hanno imbrattato palazzo Vecchio a Firenze prima di essere placcati dal sindaco Nardella. «Al di là del metodo scelto, che posso non condividere, non dobbiamo fare l’errore di guardare il dito e non la luna. Loro stanno solo chiedendo di ascoltare la scienza sul cambiamento climatico». Giovedì per Schlein missione a Bruxelles per il prevertice dei socialisti: incontrerà il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, il commissario Gentiloni e gli europarlamentari dem.

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