Elly Schlein chiama Francesco Boccia nella sua squadra in vista delle primarie di febbraio. L’avvicinamento dell’ex ministro degli Affari regionali (e attuale responsabile enti locali con Letta) verso Schlein era noto, ma l’annuncio a sorpresa di ieri ha fatto rumore: si tratta del primo dirigente di peso del Pd attuale che l’ex eurodeputata chiama ufficialmente accanto a sé, dopo settimane in cui si era mossa da totale outsider, lontana dalle dinamiche e dalle correnti dem.

«Ho chiesto Boccia di coordinare le relazioni politiche per la nostra mozione. Non solo per la sua esperienza, per la conoscenza del partito e dell’importanza strategica della questione meridionale, ma anche per le scelte sulla linea politica che ci hanno tenuto sempre vicini in questi anni», spiega lei.

«Non sarà un ticket, ma una squadra», dicano dallo staff di Schlein. Due gli elementi chiave di questa scelta: il voto negativo di Boccia sul Jobs Act e le sue posizioni a favore di un’«alleanza organica» con il M5S e nettamente contro l’autonomia differenziata. Ma anche la necessità di darsi un profilo più di governo e meno movimentista.

Da alcuni giorni chi aveva parlato con Boccia lo aveva visto sempre più convinto di questa ipotesi. «La destra va affrontata con una guida di sinistra», il suo ragionamento confidato agli amici. «Serve una guida che porti aria nuova, giovani, che rompa gli schemi, una rottura vera rispetto al passato».

Altri nomi del team arriveranno nei prossimi giorni. Si parla di Marta Bonafoni, consigliera regionale nel Lazio e in prima fila al Monk di Roma quando Schlein lanciò la candidatura. Ma anche di nomi di giovani dirigenti della sinistra, come Marco Sarracino e Marco Furfaro.

Dietro le quinte, da tempo, si muove il vicesegretario Peppe Provenzano, che sta lavorando per portare dalla sua parte i big della sinistra interna, da Andrea Orlando a Nicola Zingaretti. E poi Dario Franceschini, che ha investito sulla leader di «Occupy Pd» a costo di perdere pezzi dentro la sua corrente areadem: Piero Fassino, dopo oltre 13 anni di sodalizio, ha deciso di andare per conto proprio e sostenere Bonaccini.

La mossa di Boccia, che è commissario del Pd in Campania e sovrintende anche il congresso nella sua Puglia, rompe ufficialmente l’asse con i governatori del sud, Emiliano e De Luca, che hanno scelto il collega Bonaccini. A questo punto il risiko del congresso appare ormai definito, e così le squadre in campo.

Per ora, la maggior parte dei sindaci (da Nardella a Ricci e Decaro) e dei dirigenti è orientata verso Bonaccini, ma la scelta di Boccia potrebbe riaprire i giochi nel mezzogiorno, e spostare pezzi di apparato e amministratori verso Schlein. Lo stesso potrebbe accadere nel Lazio con Zingaretti.

Il “correntone” che si va riunendo attorno a lei è stato già battezzato «quelli del Conte 2», a indicare non solo la presenza di tre ex ministri di quel governo, ma anche una linea politica. E così la partita potrebbe farsi più competitiva. Le previsioni danno il governatore emiliano in vantaggio nel primo round tra gli iscritti. Ma alle primarie, stavolta, il risultato potrebbe invertirsi.

Sulle alleanze, le posizioni si stanno distanziando. Se Schlein guarda verso Conte, il suo sfidante spiega che «se vogliamo diventare la fotocopia dei M5s allora gli elettori scelgono l’originale, non dobbiamo schiacciarci su quelle posizioni».

Il governatore accentua la spinta rottamatrice, timoroso di essere percepito come candidato d’apparato contro la novità Schlein: «Qualcuno potrà ancora essere utile ma la classe dirigente che guiderà il Pd dovrà essere nuova». E lancia un questionario su Facebook in cui chiede ai simpatizzanti di indicare le politiche più utili per abbattere gli «ostacoli alla libertà, l’uguaglianza, la dignità e lo sviluppo dei cittadini».