I Bakir hanno scelto di non parlare ai giornalisti. Sono rimasti chiusi in casa per tutto il giorno alla periferia nord di Gerusalemme, in attesa della conferma e, più di tutto, della realizzazione della notizia giunta loro tre giorni fa: la loro figlia maggiore Marah, 23 anni, faceva parte del primo gruppo dei 150 prigionieri palestinesi che Israele si è impegnato a scarcerare, ieri, in cambio della liberazione di un primo gruppo di 13 ostaggi nelle mani di Hamas a Gaza. «Occorre capirli. Qualcosa può andare storto all’ultimo momento e poi a Gerusalemme meno si parla e meno si appare...