Altro che «totale fiducia e armonia»: nel ministero della Difesa ucraino è in atto un vero e proprio commissariamento. L’onda lunga dello scandalo nato dalle accuse di corruzione e peculato diffuse dai media ucraini a metà gennaio non si ferma e, dopo l’arresto di diversi funzionari e il licenziamento in tronco dei vertici dell’Agenzia delle dogane, ora è il ministro Oleksiy Reznikov a vacillare.

INSIEME al presidente Zelensky, al ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, Reznikov è sicuramente uno dei funzionari di Kiev più in vista dall’inizio del conflitto, anche in virtù del suo delicato ruolo di capo del ministero che gestisce le forze armate. Fino a due settimane fa non sembrava possibile scalfire la figura di questo politico così vicino a Zelensky che nei mesi aveva costruito una solida rete di rapporti personali con gli omologhi dei più importanti paesi dell’Ue e della Nato. Tuttavia, il 21 gennaio il quotidiano ucraino Zn.Ua ha pubblicato un’inchiesta nella quale si accusa il ministero di Reznikov di aver ha acquistato cibo per l’esercito a prezzi da due a tre volte superiori a quelli dei negozi di alimentari di Kiev.

La Difesa aveva subito negato, sostenendo in un primo momento che l’inchiesta presentava «segni di manipolazione deliberata e fuorviante» e in seguito che le discrasie di prezzo potevano essere nate da «errori al momento della trascrizione da un registro all’altro». Persino il comandante in capo delle forze armate, il generale Valeriy Zaluzhny, era intervenuto per interrompere le polemiche dichiarando di «lavorare fianco a fianco al ministro Reznikov», nel quale diceva di nutrire massima fiducia. Zaluzhny aveva anche “raccomandato” ai giornalisti di non pubblicare informazioni «non verificate». Eppure, lo scandalo non si è placato, la settimana scorsa diversi ex-funzionari del ministero della Difesa sono stati accusati di corruzione e iscritti sul registro degli indagati per tangenti da milioni di euro.

ORA, NON SAPPIAMO se l’eventuale allontanamento di Reznikov rientra nelle conseguenze delle indagini contro la corruzione ma il tempismo è quantomeno sospetto. Domenica il ministro ha dichiarato di essere «pronto a fare un passo indietro» se il presidente Zelensky lo chiederà e in serata si sono diffuse indiscrezioni secondo le quali a breve il nuovo titolare del dicastero dovrebbe diventare l’attuale capo dei servizi segreti Kyrylo Budanov. Poi, nella mattinata di ieri è intervenuto nel dibattito David Arakhamia, capo-gruppo parlamentare del partito di Zelensky Servitore del Popolo, secondo il quale «non ci saranno né dimissioni né nomine al ministero della Difesa questa settimana».

TUTTAVIA, ieri il presidente ucraino ha inviato al parlamento la richiesta ufficiale di nominare a capo del Servizio di sicurezza nazionale Vasyl Maliuk. Secondo la testata Ukrainska pravda, che cita alcuni attivisti anti-corruzione, Maliuk è vicino al vice-capo di gabinetto di Zelensky, Oleg Tatarov, che è stato accusato di corruzione negli anni passati oltre che di rapporti molto stretti con diversi oligarchi filo-russi.

Intanto, lontano dai palazzi di Kiev crescono i timori per un’imminente avanzata delle truppe russe nel Donbass che, secondo alcuni analisti, potrebbe avvenire anche nei prossimi 10 giorni. Gli attacchi su Bakhmut continuano e secondo il ministro della Difesa di Mosca, le sue truppe avrebbero preso il controllo di Mykolaivka, famosa per la battaglia che coinvolse gli alpini durante la disastrosa Campagna di Russia. Dall’altra parte del confine, nell’area di Kaluga, il governatore regionale ha segnalato l’esplosione di un drone. Kaluga è a ben 270 km dalla frontiera tra Russia e Ucraina e a 160 km da Mosca, il che ha subito fatto pensare un coinvolgimento ucraino anche se al momento non ci sono ulteriori informazioni sull’accaduto.