Pochi giorni fa lo storico successo sulla Cina. I calciatori della nazionale di Hong Kong hanno festeggiato come mai in passato – sebbene la partita sia stata disputata a porte chiuse per non dare troppa pubblicità all’evento – e c’è da comprenderli: è stata la prima vittoria contro i cinesi in quasi 30 anni, l’ultima volta, a maggio 1985, si impedì alla nazionale cinese di staccare il pass per la prima edizione di sempre ai Mondiali dei Dragoni. In questi 30 anni poi la Cina ha provato, anche investendo cifre spaventose, importando una fetta del calcio europeo e mondiale, ad agganciarsi al treno di Europa e Sudamerica, sostanzialmente senza ottenere grandi risultati. La Chinese Super League arranca, i risultati della nazionale sono deludenti: altro che il successo – pianificato dal governo – di vincere la Coppa del Mondo entro il 2050.
Insomma, è stato un momento di gloria per Hong Kong che è stata sotto il controllo britannico per oltre 150 anni, fino al 1997, per poi finire – in parte – sotto l’influenza di Pechino. Una condizione, eufemismo, tuttora poco apprezzata: nel 2015 la federcalcio di Hong Kong è stata multata perché la tifoseria si era permessa di fischiare l’inno cinese, prima del via a un’amichevole giocata nel Golfo Persico. Non è stata la prima volta e c’è la sensazione che non sarà neppure l’ultima. L’acredine continua ad alimentarsi per il pressing di Pechino che dura da anni, con la limitazione delle libertà politiche e sociali, con movimenti di protesta di massa nelle piazze sia nel 2014 che tra il 2019-2020. Anche per questo motivo la sconfitta maturata con Hong Kong è stata assorbita male dai cinesi, con milioni di commenti sprezzanti su social come Weibo, mentre China Daily ha scritto di una «sconfitta scioccante».Una sconfitta assorbita male, con milioni di commenti cinesi sprezzanti apparsi sui social

QUESTO è lo scenario – sportivo e sociale – che porta la nazionale di Hong Kong, che si trova al 150esimo posto nel ranking Fifa, a prendere parte alla Coppa d’Asia che parte la prossima settimana (fino al 10 febbraio), con la presenza di diversi calciatori della Serie A e con Roberto Mancini sulla discussa panchina dell’Arabia Saudita, mentre le favorite, almeno secondo i bookmakers, sono Giappone e Corea del Sud. La nazionale di Hong Kong è inserita in un girone piuttosto infuocato: prima la sfida con gli Emirati Arabi Uniti, a seguire c’è la Palestina, poi l’Iran.
Poco conta la sconfitta di HK contro il Tagikistan prima dell’inizio della competizione. Sarà l’ennesima prima volta al torneo da paese indipendente – o meglio scrivere città semi-indipendente da sette milioni di abitanti, perché il legame con Pechino non è stato certo reciso. Anzi, alle associazioni sportive di Hong Kong è stato imposto dal comitato olimpico di HK di includere «Cina» nella denominazione, sennò sarebbero andati persi i finanziamenti e il diritto di rappresentare la città a livello internazionale. Sempre dal 1997 è stato adottato l’inno di Hong Kong, la Marcia dei Volontari, che tra l’altro per disposizione governativa del 2020, non si può fischiare.