I bambini e le bambine italiani di fatto ma non per legge sono penalizzati anche a scuola. Lo segnala il rapporto, pubblicato ieri, di Save The Children «Il mondo in una classe». Il rapporto conferma il calo del Pil nell’istruzione al 4,1%, contro una media europea del 4,8%. Ancora più evidenti sono quelle tra bambini italiani e quelli «con background migratorio» in un paese in cui la cittadinanza è riconosciuta solo dopo i 18 anni, e dopo diverse traversie burocratiche. Così a molti bambini provenienti da un contesto migratorio è riservato «un futuro da terza classe». Parliamo di 800 mila minori, 1 su 10 tra gli iscritti nelle scuole che affrontano difficoltà maggiori rispetto ai coetanei a partire dall’inserimento nella scuola dell’infanzia, per poi continuare con il ritardo scolastico dovuto alla collocazione in classi inferiori a quelle corrispondenti all’età, fino all’abbandono. Se gli studenti italiani in ritardo nel 2021/22 rappresentavano l’8,1%, quelli con cittadinanza non italiana erano il 25,4%.

Il mancato riconoscimento della cittadinanza italiana ha un impatto sul successo scolastico e segna il percorso di crescita di questi bambini con le difficoltà a partecipare a gite scolastiche o scambi culturali all’estero, alle competizioni sportive, ad accedere all’Università o ai concorsi pubblici.

Il calo demografico ha comportato, nel 2023, la crescita del numero delle classi multiculturali. In molti territori si è verificato il «white flight», il fenomeno in base al quale le famiglie italiane spostano bambini verso le scuole più centrali delle città. Ciò ha comportato un aumento della concentrazione di alunni stranieri nelle scuole periferiche e un distanziamento fisico, sociale e culturale, tra studenti di origine italiana e studenti con «background migratorio», sempre più marcato. «Sono necessari interventi e politiche ampie – ha detto Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children – chiediamo al governo di investire risorse per valorizzare il pluralismo culturale nelle scuole, potenziando la presenza di mediatori culturali, dei corsi di italiano e delle attività extrascolastiche, soprattutto nelle aree più svantaggiate e a rischio povertà».

Save The Children promuove una petizione per chiedere «al parlamento di riformare la legge sulla cittadinanza per i bambini nati o cresciuti in Italia e al governo di garantire politiche efficaci di inclusione scolastica». Per Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia Europa di Save The Children, «l’impegno a favore dei percorsi scolastici di questi studenti deve inserirsi al centro degli interventi del Pnrr».