Mentre il tempo delle bombe sul cielo di Kiev non trova tregua, il tempo della pace sembra sospeso su un tavolo di trattative che, come nelle tradizioni più arcaiche, si svolge su confini tracciati da un corso d’acqua: il fiume Pripyat tra due sponde – una aggredita e invasa, l’altra a tutti gli effetti integrata alla strategia del “grande impero”: Ucraina e Bielorussia. Con un Referendum, che lascia non pochi dubbi, il 27 febbraio il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ha ottenuto l’autorizzazione al dispiegarsi di armi nucleari russe nel proprio Paese, la rinuncia alla condizione di “territorio denuclearizzato” e visto accrescere...