Scuola

Sardegna in testa per abbandono scolastico, e il governo taglia gli istituti

Sardegna in testa per abbandono scolastico, e il governo taglia gli istituti

Scuola La misura dovrebbe riguardare 30 istituti dei piccoli comuni e delle aree interne già a rischio spopolamento. Nell’isola il 13,2% dei minori non arriva al diploma delle superiori, lascia prima 

Pubblicato circa un anno faEdizione del 19 agosto 2023

Secondo i dati più recenti della Fondazione Open Polis, la Sardegna è prima nella classifica di abbandono scolastico nella scuola secondaria superiore. Nell’isola il 13,2% dei minori non arriva al diploma delle superiori, lascia prima gli studi. Ma non basta: il 9,7% dei diplomati si trova in condizioni di «dispersione implicita», cioè senza le competenze minime necessarie, secondo gli standard Invalsi, per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università. Basso anche il livello di scolarizzazione: a fronte del 14,5% della media nazionale, il 23% dei giovani sardi tra i 18 e i 24 anni non hanno un diploma, possiedono soltanto la licenza media.

Hanno lasciato la scuola a 14 anni o hanno interrotto gli studi durante le superiori.

Un quadro a tinte fosche, non dissimile da quello del Sud Italia, ma con tratti di negatività ancora più marcati. Le cause? Secondo l’analisi dei sindacati della scuola, che hanno più volte denunciato il fenomeno, tra i motivi principali dell’alto tasso di abbandono degli studi c’è la politica di dimensionamento (la burocrazia ministeriale usa questo termine ma quello esatto è ridimensionamento) perseguita negli ultimi due decenni da tutti i governi nazionali e fatta propria dalle amministrazioni regionali.

Una politica che, in nome del risanamento della finanza pubblica, ha ridotto drasticamente il numero delle scuole. Nell’isola i tagli lineari si sono abbattuti su una realtà geografica e su un contesto sociale molto particolari. Sono tantissimi i paesi piccoli e piccolissimi dove, chiuse le scuole elementari e le scuola medie e raggruppati i vari ordini di insegnamento in unità plurime, per poter andare a scuola già da tempo studenti di ogni età sono costretti a viaggiare in autobus per tratte anche superiori a un’ora (un’ora all’andata e una al ritorno) e su strade pessime. Ora, con il governo Meloni, sarà pure peggio.

Il ministro Giuseppe Valditara ha infatti annunciato nuovi tagli. E in Sardegna sparirebbero quaranta scuole, un numero altissimo per l’isola. A essere penalizzati sarebbero soprattutto gli studenti delle zone interne e tutti quei ragazzi in età scolare che vivono in comuni già a forte rischio di spopolamento. Campania, Puglia, Toscana ed Emilia Romagna, amministrate da giunte di centrosinistra, hanno detto no ricorrendo alla Corte costituzionale. In Sardegna, con le elezioni alle porte (nell’isola si voterà per eleggere il nuovo governatore a febbraio del prossimo anno), la giunta guidata dal sardo-leghista Christian Solinas mette le mani avanti. L’assessore alla pubblica istruzione, Andrea Biancareddu, ha scritto una lettera a Valditara in cui dice che «sarà impossibile, in Sardegna, adottare un provvedimento di definizione della rete scolastica conforme alle annunciate prescrizioni statali, che non garantirebbero il rispetto del principio di eguaglianza e il diritto allo studio».

Netta opposizione da parte della Federazione dei lavoratori della conoscenza (Flc) della Cgil, che contro i tagli alla scuola ha lanciato una campagna che ha come testimonial sardi celebri – dal jazzista Paolo Fresu all’ex calciatore del Chelsea Gianfranco Zola – per un appello a fermare Valditara. Durante un convegno a Cagliari organizzato lo scorso maggio dalla Cgil, la segretaria regionale della Flc, Emanuela Valurta, ha denunciato una situazione drammatica: «Mancano nell’isola – ha detto – infrastrutture, risorse finanziarie e tempo pieno. E la situazione rischia di peggiorare per l’ulteriore stretta annunciata dall’attuale governo. L’autonomia differenziata, poi, sarebbe il colpo di grazia».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento