Sardegna, il governo impugna la legge sull’edilizia
Urbanistica Prima vittoria degli ambientalisti, lo stop di Roma renderà più difficile l'approvazione delle nuove regole paesaggistiche della giunta Pigliaru. Ma sono guai per gli operai di Portovesme
Urbanistica Prima vittoria degli ambientalisti, lo stop di Roma renderà più difficile l'approvazione delle nuove regole paesaggistiche della giunta Pigliaru. Ma sono guai per gli operai di Portovesme
Ieri il consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge sull’edilizia della giunta Pigliaru (Pd) approvata a metà luglio dall’assemblea regionale sarda. Con i suoi 34 articoli la legge interviene in diversi campi: regolamentazione delle varianti di progetti edilizi in corso d’opera, mutamenti di destinazione d’uso, procedimenti di semplificazione per l’approvazione dei Piani urbanistici comunali (Puc), utilizzo degli usi civici.
La richiesta di impugnativa è stata avanzata dalla soprintendenza ai beni culturali di Cagliari e istruita dal ministero di cui è titolare Dario Franceschini, che ha portato la pratica sul tavolo del consiglio dei ministri. Per palazzo Chigi, alcuni passaggi della legge impugnata «prevedono interventi che si pongono in contrasto con le norme fondamentali in materia di paesaggio contenute nella legislazione statale, eccedendo dalle competenze statutarie attribuite alla Regione Sardegna dallo statuto speciale di autonomia e violando l’art. 117 della Costituzione», che affida allo stato la competenza esclusiva in materia di tutela dell’ambiente e dei beni culturali.
Lo stop che arriva da Roma avrà due conseguenze. La prima è politica. Subito dopo la approvazione in consiglio della legge sull’edilizia bocciata ieri dal governo, la giunta Pigliaru ha presentato una legge urbanistica di governo del territorio fortemente avversata da tutto il fronte ambientalista sardo e nazionale. Per due motivi: primo perché viene disposto che sui tratti di costa sarda ancora non cementificati e tutelati dal Piano paesaggistico regionale (Ppr) del 2006 si possano costruire alberghi e villaggi turistici qualora alla giunta vengano presentati da imprenditori privati progetti edilizi che l’esecutivo giudichi
La seconda conseguenza è che adesso sarà molto più difficile raddoppiare il deposito altamente inquinante dei fanghi rossi scarto di lavorazione della fabbrica Eurallumina di Portovesme, nel Sulcis. Per far ciò, infatti, bisognerebbe occupare terreni soggetti a usi civici. La legge sull’edilizia bocciata dal governo questo lo consentiva; dopo lo stop di ieri tutto sarà bloccato. E visto che i padroni di Eurallumina, il gruppo russo Rusal, vincolano alla realizzazione del progetto di raddoppio del deposito gli investimenti per rilanciare una fabbrica la cui gestione ritengono antieconomica, per gli operai la prospettiva di uscire dalla cassa integrazione, che dura ormai da otto anni, si allontana.
D’altra parte, il raddoppio del deposito è stato dichiarato illegale da una recente sentenza della Corte costituzionale, che il consiglio dei ministri ieri non ha potuto che ribadire.
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