Santa crociera
Grandi opere A Fiumicino un nuovo porto per navi da crociera in occasione del Giubileo 2025. Finanziato da una società Usa, lo avrà in concessione per 90 anni
Grandi opere A Fiumicino un nuovo porto per navi da crociera in occasione del Giubileo 2025. Finanziato da una società Usa, lo avrà in concessione per 90 anni
Mega costruzioni per navi mastodontiche, cementificazione della foce del Tevere, stravolgimenti degli ecosistemi naturali: inserito nelle opere per il Giubileo 2025, il progetto del Porto Turistico Crocieristico di Fiumicino Isola Sacra sarà destinato alle imbarcazioni più grandi del mondo. Oltre 30 le associazioni e i comitati cittadini mobilitati contro il nuovo scalo, finanziato totalmente da privati, e vicinissimo ai due porti pubblici dell’area: quello di Civitavecchia e quello, in costruzione, gestito dall’Autorità Portuale.
ENTE PROMOTORE È IL COMUNE di Fiumicino, mentre il privato che avrà in concessione l’infrastruttura per i prossimi 90 anni è la Waterfront S.r.l., del Gruppo Royal Caribbean: il colosso americano finanzierà con 600 milioni di euro la trasformazione dell’attuale porto della Concordia presente alla foce del Tevere, per sole navi turistiche, nella mega opera per natanti di 72 metri di altezza e oltre 300 di lunghezza. In occasione dell’Anno Santo, economia delle indulgenze anche sui progetti. «In Italia i porti commerciali e croceiristici non possono essere privati» – spiega David Di Bianco, di Tavoli del Porto, coordinatore delle associazioni e comitati di protesta: «Ora si aprirà un importante precedente a livello nazionale.
Il porticciolo che c’è attualmente (chiamato Della Concordia) è per 1500 posti barca, Waterfront ha proposto la variante per 750 più una banchina per navi da crociera. E sono previste anche costruzioni a terra: un terminal passeggeri, un albergo con 220 stanze e un centro direzionale, tutto per oltre 42 mila metri quadri. Inoltre, a meno di due chilometri a nord, sul secondo ramo della foce del Tevere, ci sono i lavori per il porto gestito da Autorità Portuale, il primo lotto per la darsena per pescherecci, il secondo per il molo per navi da crociera, e il terzo per i traghetti. Due grosse infrastrutture a così poca distanza avranno un effetto devastante. Ora siamo in attesa della Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero: l’iter, grazie all’evento Giubileo, usufruisce di procedure semplificate e tempi più brevi».
PORTO SACRO IN TERRA SACRA. «Tutta l’area è fragile e delicata, da Passo della Sentinella al Vecchio Faro di Fiumicino, simbolo della città – riferisce Anna Longo, giornalista e dirigente di Italia Nostra Litorale Romano – ricca di bellezze artistiche, archeologiche, storiche e identitarie. Il progetto ricade parzialmente all’interno della Rete Natura 2000 con tre Zsc (zona speciale di conservazione): Macchia Grande di Focene, Macchia dello Stagneto e Riserva Naturale Statale del Litorale Romano e adiacente ad una zona Sic (Sito di Importanza Comunitaria). Isola Sacra, compresa tra i rami del Tevere, accoglie l’importante Necropoli del Porto e la basilica di S.Ippolito, entrambi del Parco Archeologico di Ostia Antica. Il progetto, pur richiamando i concetti di ecosostenibilità e integrazione con il territorio sembra completamente indifferente alle conseguenze ambientali e idrogeologiche che la grande opera determinerebbe. E ricordiamo l’assoluta incongruenza con il Giubileo, visto che la consegna dei lavori è prevista ad ottobre 2025, quindi alla fine dell’evento».
ANCHE GAETANO BENEDETTO, presidente del Centro Studi Wwf, è scettico: «La viabilità di accesso è un disastro; è un progetto fuori scala, dal punto di vista paesaggistico e ambientale. Tutta l’efficienza del sistema va vista. Pensiamo all’impatto delle luci delle navi di notte, come la gestiranno? Il giudizio è ancora aperto ma va fatta una progettazione ambientale, non di ingegneria idraulica. Si deve rispondere a tutta una serie di compensazioni fattuali dell’impatto».
COSTE IN VENDITA. «Mancano totalmente le infrastrutture di trasporto – spiega Roberto Scacchi, di Legambiente Lazio – la linea ferroviaria, infatti, arriva solo fino all’aeroporto, ciò vuol dire che per far arrivare, in futuro, autostrade e treni verrà completamente stravolto il territorio. Inoltre parliamo di una delle coste più martoriate d’Italia. Queste spiagge infatti, Fregene in particolare, hanno un fortissimo livello di erosione, uno dei più alti a livello nazionale» continua Scacchi, che aggiunge: «La Waterfront ha proposto come misura compensativa il ripascimento del litorale, ma aggiungere sabbia non servirà a molto, perché basterà una mareggiata a riportarla via. La forte cementificazione della foce, l’avanzamento in mare di queste opere artificiali, per forza porterà nuovamente ad un arretramento delle coste. Dopo poco tempo ci troveremo di nuovo con lo stesso problema». Gli scavi dei fondali per far avvicinare le navi fino alla banchina, secondo gli studi di impatto ambientale presentati da Waterfront, dovranno arrivare a 12 metri di profondità, mentre ora è di circa 5 metri. La sabbia estratta dai dragaggi sarà di 3,1 milioni di metri cubi. Di questi 1 milione sarà riutilizzato per le costruzioni a terra, 500 mila saranno gettati al largo, e 1,6 milioni riutilizzati in opere compensative per ripristinare le spiagge a nord.
ZERO LITORALE. «L’erosione di Fregene – riferiscono da Italia Nostra Litorale Romano – è molto aumentata tra il 2000 e il 2020. Le cause sono legate alla progressiva riduzione dei sedimenti che arrivano al mare dalla Foce del Tevere. La mega struttura del Porto di Isola Sacra andrebbe ad azzerare completamente la dinamica naturale del delta, con conseguenze deleterie su tutto il litorale di Fiumicino». Giampiero Massimi di Difesa Ambiente Fiumicino, un gruppo che coordina diversi comitati sul territorio conferma: «Le fosse scavate dai dragaggi verranno riempite dai detriti portati naturalmente del Tevere, e questi non potranno arrivare alle spiagge. La sabbia poi dovrà essere trattata e questo porterà a tempistiche e costi altissimi per la rigenerazione. Qui ogni 3 o 4 anni si fanno ripascimenti delle spiagge, con soldi pubblici e spese ingenti, poi, alla prima mareggiata, si torna da capo».
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