Sanità territoriale, la forza dell’Ordine contro la riforma
Salute «Il passaggio alla dipendenza farebbe saltare la capillarità dell’assistenza» ha scritto ieri il presidente Filippo Anelli in un lungo intervento sul sito Fnomceo contro le ipotesi di riforma
Salute «Il passaggio alla dipendenza farebbe saltare la capillarità dell’assistenza» ha scritto ieri il presidente Filippo Anelli in un lungo intervento sul sito Fnomceo contro le ipotesi di riforma
Per realizzare l’agognata riforma della sanità territoriale uscita malconcia dal Covid servivano due cose: i soldi e i medici di base per far funzionare le «case di comunità». Per quanto riguarda i soldi, il Pnrr ne garantiva abbastanza. Per reperire i medici di base è necessario trasferirli dai superati studi medici aperti poche ore al giorno e trasformarli, da liberi professionisti, in dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale a tutti gli effetti. Il ministro della Salute Orazio Schillaci starebbe valutando la proposta che, come ogni riforma, divide gli stessi professionisti e le loro sigle sindacali.
Nel bel mezzo della riflessione e dei passi indietro del governo sul Pnrr, ora sulla questione interviene anche la potente Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) nel tentativo di bloccare tutto e lasciare la medicina di base alla sanità privata. «Il passaggio alla dipendenza farebbe saltare la capillarità dell’assistenza» ha scritto ieri il presidente Filippo Anelli in un lungo intervento sul sito Fnomceo contro le ipotesi di riforma dipinte come «modelli di cui non è dimostrata una reale efficacia e che presentano invece rischi evidenti». È un parere opposto a quelli ben più autorevoli e numerosi di chi in Italia e all’estero studia da decenni come migliorare la sanità pubblica. Ma il problema non è l’opinione in sé: l’ordine dei medici, un’istituzione prevista per legge sin dal 1910, dovrebbe rimanere super partes e limitarsi a garantire il rispetto della deontologia professionale a tutela degli utenti e non usare il proprio peso nelle vertenze sindacali.
Forse, nella sua presa di posizione conta il fatto che Anelli è un ex-dirigente della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), cioè il principale sindacato dei medici di famiglia e il più strenuo difensore della libera professione. E che a candidarlo alla presidenza nel 2018 era stato proprio Silvestro Scotti, l’attuale segretario nazionale della Fimmg. Il rischio di un conflitto di interesse tra il ruolo dell’Ordine e i grandi elettori del suo presidente non può essere escluso. Gli ordini professionali nascono per proteggere gli utenti – in questo caso tutti noi – e l’autonomia dei professionisti. Quando mettono il loro ruolo istituzionale al servizio di una parte sola, mettono a rischio gli uni e l’altra.
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