Sanità lombarda, referendum a rischio
Sanità L’ufficio di presidenza della Regione non ha dichiarato ammissibile il referendum regionale proposto da Medicina Democratica, Arci, Cgil e Acli, rimandando la decisione al Consiglio regionale
Sanità L’ufficio di presidenza della Regione non ha dichiarato ammissibile il referendum regionale proposto da Medicina Democratica, Arci, Cgil e Acli, rimandando la decisione al Consiglio regionale
Strada in salita per il referendum popolare per modificare la riforma sanitaria lombarda disegnata da Maroni nel 2009 e ritoccata da Letizia Moratti nel 2021: l’ufficio di presidenza della Regione non ha dichiarato ammissibile il referendum regionale proposto da Medicina Democratica, Arci, Cgil e Acli, rimandando la decisione al Consiglio regionale.
Il comitato promotore teme ora che la maggioranza di destra in Consiglio decida nello stesso modo e che non ci sia il tempo per accogliere eventuali ricorsi, rimandando tutto almeno al 2025.
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Lombardia, un referendum per smontare la riforma MaroniParla di «atto autoritario e antidemocratico» Vittorio Agnoletto, uno dei portavoce del comitato. «Un referendum abrogativo è uno strumento a disposizione dei cittadini per modificare una legge approvata dalla maggioranza», spiega. «Non vogliono che i cittadini si possano pronunciare contro la continua privatizzazione del Servizio Sanitario».
I promotori hanno indetto un’assemblea pubblica presso la Sala Gonfalone di Palazzo Pirelli per il 4 settembre alle 17 per definire i passi successivi e conquistare l’ammissibilità.
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