Trasformare la difesa della sanità pubblica in una vertenza nazionale su cui incalzare il governo in vista della finanziaria. Dopo l’estate militante, è questo il piano d’autunno di Elly Schlein e della nouvelle vague Pd. Chiudendo la Festa dell’Unità di Ravenna, la segretaria ha disegnato un partito «pronto a scendere in piazza per una grande mobilitazione nazionale» sul tema della salute. «Al governo Meloni – ha scandito Schlein – è bastato un anno per invertire il trend degli investimenti sul Ssn. Non è accettabile che ci si trovi a sperare che la malattia corra più lentamente di una lista di attesa». La data per la piazza potrebbe essere il 7 ottobre, in cui la Cgil e un centinaio di associazioni hanno già programmato una manifestazione nazionale a difesa della Costituzione. Resta da capire se il cartello accetterà di spostare sul welfare il focus dell’appuntamento, la Cgil peraltro la sua manifestazione sulla sanità l’aveva già fatta a giugno.

Dopo gli slogan, a dettagliare la proposta con cui il Pd animerà il dibattito parlamentare sulla finanziaria ci ha pensato ieri Marina Sereni, responsabile sanità del partito. «Il Covid dovrebbe aver fatto capire a tutti noi che non si può tornare indietro dal trend di crescita della spesa sanitaria e che sia quanto mai necessario raggiungere almeno la media di spesa dei paesi Ocse, con un livello superiore a 7% del Pil» ha detto al sito specializzato Quotidiano Sanità. «Per noi questo obiettivo è realizzabile in 5 anni aumentando il fondo sanitario di 4 miliardi l’anno». Sereni ha ribadito la necessità di rimuovere il tetto alla spesa per il personale delle Regioni in vigore dal 2010. «Un tetto anacronistico – dice – che non ha mai prodotto un reale risparmio di spesa visto che nel tempo si è in parte aggirando l’ostacolo ricorrendo alla voce per spese e servizi e accrescendo il ricorso verso cooperative e gettonisti». La richiesta di maggiori risorse si accompagna a quella di una riforma organizzativa, a partire dalla sanità territoriale. Sarebbe sbagliato arrendersi di fronte alla presunta scarsità di medici. «Siamo in piena media Ocse» spiega Sereni. «Il problema è che soprattutto i più giovani scelgono di non impegnarsi nelle strutture pubbliche a causa di stipendi bassi e turni di lavoro massacranti».

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In autunno Schlein proverà a ripetere sulla sanità l’operazione riuscita a metà sul salario minimo: trovare un tema unificante per le opposizioni percepito anche dall’elettorato di destra per costringere la premier a modificare l’agenda di governo. Sulla carta il fronte stavolta è ancora più ampio. Disponibili al confronto Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni (Avs): «Se i singoli soggetti politici promuovono una mobilitazione, si legge la piattaforma e si valuta». Le altre opposizioni rimangono fredde sulla proposta di una manifestazione di piazza. Ma una sensibilità comune innegabilmente c’è. La vicepresidente del senato del M5S Mariolina Castellone annuncia una proposta di legge che fissi al 7% del Pil l’investimento minimo in sanità pubblica, la stessa linea di Sereni. Carlo Calenda, intervenuto ieri da Genova, ha persino alzato la richiesta immediata a dieci miliardi «di cui due per rimborsare gli interventi del servizio sanitario nazionale e otto per rinforzare il personale». «La nostra proposta – fa sapere – verrà discussa domani a livello tecnico con esponenti del Pd».

Solo o in compagnia, il nuovo partito di Schlein dovrà scendere in piazza anche contro i suoi fantasmi. I tanti governi sostenuti dal Pd in questi anni hanno sprecato diverse occasioni per mettere mano ai tetti di spesa oggi vituperati. E in molte regioni «rosse» – primo fra tutti il Lazio di Nicola Zingaretti – la sanità privata ha preso il sopravvento su quella pubblica col favore degli amministratori locali. «Abbiamo delle responsabilità sul passato che non neghiamo», ammette Sereni. Il dialogo a sinistra verso una piattaforma comune dovrà partire da qui.