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Sandrino Graceffa (SMart): «Liberi e protetti: l’alternativa all’uberizzazione del lavoro»

Sandrino Graceffa (SMart): «Liberi e protetti: l’alternativa all’uberizzazione del lavoro»Sandrino Graceffa (SMArt)

Quinto stato Intervista al direttore di SMart, autore del libro "Rifare il mondo... del lavoro" (DeriveApprodi): «Siamo una cooperativa aperta, ecco come sperimentiamo una forma di proprietà collettiva. Chi lavora un giorno, e due no, può ricevere uno stipendio e ha diritto al sussidio di disoccupazione, alla sicurezza sociale e ottenere un mutuo». SMart ha elaborato anche l'alternativa alla Gig-economy: «In Belgio duemila ciclo-fattorini sono soci, li proteggiamo quando affrontano Deliveroo»

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 2 settembre 2017

Sandrino Graceffa, direttore della cooperativa SMart, perché oggi ritorna il mutualismo negli Stati Uniti e in Europa?

Il mutualismo, e il movimento cooperativo, non appartengono al passato. Nella situazione attuale di precarietà e distruzione del lavoro è un’idea estremamente moderna, a condizione di non ripetere gli errori del passato, quello di non avere alimentato la fiamma dello spirito democratico.

Parla della trasformazione di un’organizzazione socialista in un’impresa capitalistica?

Sì. Le faccio un esempio. In Francia sono azionista di una banca cooperativa, ma non sono mai andato all’assemblea generale. La banca mi parla come una banca e non come un cooperatore. A me non interessa far parte di una banca. Mi interessa la possibilità di fare rivivere l’idea cooperativa attraverso la capacità della rete di creare nuove forme di partecipazione. Oggi la democrazia è limitata a un’idea rappresentativa: ogni quattro anni si eleggono i rappresentanti e tutto finisce lì. Non è più sufficiente: c’è bisogno di una democrazia partecipativa e diretta. E le cooperative possono svolgere questo ruolo.

Come fate a governare questa democrazia dentro SMart?

Siamo un cantiere. Due anni fa abbiamo avviato un processo – lo abbiamo chiamato «SMart in progress» – che ha coinvolto più di duemila soci attraverso gruppi di lavoro. Un’esperienza incredibile di educazione popolare. Molti giovani si sono riappropriati della loro questione sociale e di strumenti organizzativi, fondamentali per il nostro progetto. Abbiamo eletto il nuovo consiglio amministrazione. Per la prima volta nella nostra organizzazione tutto è aperto, non c’è più la possibilità di filtro. Tutti i soci possono diventare membri del Cda sulla base di un progetto. Abbiamo ricevuto più di cinquecento candidature da persone che non conosciamo. Alcuni colleghi hanno paura, perché temono di essere diretti da sconosciuti. Ci siamo presi un rischio democratico molto importante. È molto eccitante.

Michel Bauwens, presidente della P2p Foundation e uno dei principali teorici della rete, sostiene che SMart è una cooperativa aperta. Qual è il senso di questa definizione?

La cooperativa è un processo totalmente aperto messo in moto dalla collaborazione dei suoi membri. Le cooperative operaie del ventesimo secolo erano una forma di capitalismo operaio dove i soci erano co-proprietari dei mezzi di produzione. Nel nostro caso, tutto il patrimonio, materiale e immateriale, è indivisibile. Il nostro statuto non offre alcuna possibilità di guadagnare attraverso il capitale. Il capitale accumulato è un bene comune che rende un interesse a chi lo usa. Per farlo bisogna partecipare alle attività, se te ne vai saranno gli altri a usare qualcosa che è in realtà una proprietà collettiva. In questo senso la nostra è una cooperativa aperta.

Facciamo un esempio: un freelance, una partita Iva, un contrattista a termine vogliono iscriversi a SMart e presentano un progetto di lavoro. La cooperativa lo finanzia?

Tutti possono entrare in SMart, anche senza presentare un progetto. Non esiste una selezione, anche quando eravamo agli inizi e ci rivolgevamo solo agli artisti. Alcuni non erano portati per l’arte, ma questo non è un problema. Per noi è necessario rendere possibile l’iniziativa economica per tutti. I nostri soci hanno a disposizione una serie di servizi che permettono di fatturare ai loro clienti, usando la partita Iva della cooperativa, come se avessero una piccola impresa. Il loro compenso è usato per pagargli uno stipendio, con le tutele connesse. Questo sistema non penalizza mai i fallimenti, tutti possono provare a fare il giornalista, anche se tra un mese vorranno fare il cineasta. Nella vita di un socio non deve pesare alcun a priori, ogni giorno la cooperativa deve garantire gli stessi servizi. Se non funziona, non ci sono conseguenze. Il nostro sistema economico è fondato sulla legge di Pareto: il 20% dei nostri membri finanzia l’80% delle persone che non producono valore.

Ma è sostenibile?

Sì, anche se i servizi che gli diamo non potranno mai pagare il totale dei servizi, ma noi lo facciamo lo stesso. Per farlo bisogna superare un certo livello di sviluppo, e noi lo abbiamo fatto.

Un’altra caratteristica che rende interessante il modello SMart è il doppio statuto dei lavoratori: soci dipendenti e freelance. Come funziona? E può essere applicato in Italia?

Il nostro sistema può essere applicato dappertutto. È sempre complicato quando si vuole applicare meno di quello che la legislazione propone. Quando invece si vuole applicare di più, nessuno può darti fastidio. Il meccanismo è semplice: tu arrivi con il denaro che hai guadagnato e lo immetti in un sistema collettivo e condiviso. Il denaro si trasforma in remunerazione salariale e viene garantita la previdenza, il sussidio di disoccupazione a cui altrimenti non è possibile accedere. SMart permette di passare da un’economia informale a una formale. Abbiamo capito che è possibile essere liberi e, allo stesso tempo, protetti.

Funziona perché SMart fa da garante al socio freelance o precario in caso di mancato pagamento?

Esatto. Grazie al sistema di garanzia salariale e alla mutualizzazione da parte di tutti i soci di una percentuale del loro fatturato (6,5%), garantiamo a tutti che sono pagati a sette giorni. Anche quando il cliente paga a 60 giorni, o quando non paga. Ma diamo loro molte garanzie in più, e questo è possibile perché i soci trovano il cliente come i freelance, per noi sono come dei salariati. Per pagare i nostri soci abbiamo due sistemi. Il primo prevede il contratto di lavoro a termine per tutte le professioni che sono discontinue, ad esempio musicisti o guide turistiche. Quelli che un giorno lavorano, e due no. Possono ricevere un vero e proprio stipendio quando accumulano contratti o giornate di lavoro sufficienti. Hanno diritto al sussidio di disoccupazione, alla sicurezza sociale e riescono a ottenere un mutuo. Oggi, inoltre, abbiamo aperto questa possibilità al contratto a tempo indeterminato attraverso il quale i soci hanno un livello di introiti ancora più stabile.

In quest’ultimo caso, come determinate l’importo del reddito o sussidio?

Con il socio calcoliamo una media del suo guadagno sull’anno. Calcoliamo in funzione della sua capacità e determiniamo una remunerazione sulla base di un part-time. Anche le persone che hanno una attività stagionale, come le guide turistiche, percepiscono una remunerazione permanente. Per molti è un’esperienza importante perché si sentono rassicurati e sentono migliorare la loro condizione sociale. I precari possono comprare un appartamento perché hanno un contratto, ad esempio. Questo sistema permette ai freelance di restare liberi e senza padroni. Possono organizzarsi come vogliono, ma tutti i mesi percepiscono una remunerazione fissa.

SMart è diventata celebre anche perché rappresenta un’alternativa per i ciclo-fattorini che lavorano nella cosiddetta gig economy. Come avete fatto?

I riders ci avevano contattato per fatturare via SMart. All’inizio non sapevamo come fare. Le due società attive allora in Belgio, Deliveroo e Take Eat Easy, non rispettavano i minimi sindacali e non tutelavano in nessun modo questi lavoratori. In poco tempo si sono associati a SMart 400 riders. Poco dopo Take Eat Easy in Belgio è fallita. Grazie al fondo di garanzia salariale ai riders che avevano lavorato con loro sono stati pagati gli stipendi nonostante il fallimento: in pratica SMart ha pagato più di 350 mila euro fra stipendio e previdenza sociale che altrimenti i riders avrebbero perduto.

Quali rapporti avete con Deliveroo?

Il primo aprile 2016 abbiamo firmato una convenzione con loro. In pratica si tratta di un accordo di lavoro attraverso il quale abbiamo imposto, e loro hanno accettato, di rispettare un certo numero di regole: non si può essere pagati a corsa, il turno di servizio deve durate minimo tre ore parametrate sul salario minimo, 10 euro netti. Oggi sono duemila i corrieri associati a SMart. Sono pagati anche se non fanno una corsa. Questa è la principale novità rispetto agli altri paesi dove esistono queste imprese. Con il tempo abbiamo ottenuto sempre più protezioni: Deliveroo paga l’affitto della bicicletta e del cellulare. L’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, la responsabilità civile e professionale è pagata da SMart. Deliveroo contribuisce anche alla riparazione dei mezzi con una percentuale importante. SMart regala il casco ai rider. Abbiamo assunto un ingegnere per capire i rischi di questo nuovo mestiere in cui capitano regolarmente incidenti. Con le assicurazioni Axa finanziamo le azioni di prevenzione.

È un modello esportabile in altri paesi?

Certo. Potrebbero esistere restrizioni nella misura in cui esistono in alcuni paesi forme di auto-impiego estremamente facili da creare. In Francia, ad esempio, c’è lo statuto di auto-imprenditore, ci vuole un quarto d’ora per aprire una posizione su internet. Si tratta di una posizione ultra-precaria. Le piattaforme vogliono solo questo sistema. È un sistema molto pericoloso perché non prevede alcuna tutela. In Belgio, dove questo sistema non esiste, abbiamo creato una piattaforma che permette di fare dialogare l’algoritmo con il nostro sistema. Il rider riceve un codice da Deliveroo. Questo codice si innesca automaticamente e apre una posizione contrattuale con SMart. Funziona anche la domenica quando nessuno lavora. È importante creare questa automatizzazione completa attraverso un accordo, ma per farlo è necessario che queste piattaforme aprano i codici che normalmente sono chiusi. Altrimenti non è possibile creare alcun dialogo tra le piattaforme.

Il mutualismo serve a creare un’altra società o a competere meglio in questa?

Il nostro interesse è creare un modello alternativo fondato su una visione alternativa al sistema capitalistico classico fondato su perdenti e vincenti. La nostra idea è un’organizzazione multi-societaria: tutti possono diventare soci della cooperativa, tanto i lavoratori quanto i loro clienti, i consumatori. È un modello ispirato a quello francese delle società cooperative di interesse collettivo, una forma di cooperativa multi-societaria. L’idea è mettere attorno a un tavolo tutte le parti che partecipano a un’attività produttiva e anche le istituzioni pubbliche che possono entrare nella cooperativa quando i servizi impattano sull’organizzazione della vita quotidiana di un territorio o di un comune. In questo sistema ciascuno può individuare il proprio interesse in un equilibrio dove nessuno cattura o nega la libertà dell’altro.

Questo modello può essere considerato l’alternativa all’«uberizzazione» dell’economia?

Sì, perché serve a «smartizzare»Uber e le altre piattaforme digitali.

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GRACEFFA LIBRO
IL LIBRO
«Rifare il mondo… del lavoro. Un’alternativa alla uberizzazione dell’economia» è il libro di Sandrino Graceffa, amministratore delegato di SMart, pubblicato dalla casa editrice DeriveApprodi, nella collana «comunità concrete» (pp.112, 12 euro), in libreria dal 4 settembre. «Il lavoro permanente a tempo indeterminato non è più la forma predominante d’impiego – sostiene Graceffa nel libro – Possiamo rimpiangerla o provarne nostalgia ma la principale sfida che si pone oggi è quella di inventare un nuovo quadro che permetta di preservare un modello fondato sulla solidarietà e il mutualismo».

A QUOTA 90 MILA SOCI
Nel 1998 un gruppo di intermittenti dello spettacolo decise di dare una risposta a una domanda ricorrente tra gli artisti in Belgio: come ottenere un livello dignitoso di protezione sociale quando si percepiscono redditi irregolari, soggetti a ritardi? Un problema che riguarda, ieri come oggi, le professioni dello spettacolo, quelle autonome, precarie e indipendenti. Nasce così la Société Mutuelle des Artistes (SMart). Oggi SMart è una cooperativa presente in sette paesi europei: Francia, Svezia, Italia, Spagna, Germania, Olanda, Austria, Ungheria. Ha 210 dipendenti a tempo indeterminato, 90 mila soci, 80 mila committenti e 153 milioni di fatture emesse nel 2016, Iva esclusa. Fuori dal Belgio, i soci europei di SMart hanno fatturato 12,4 milioni di euro, il 10% del fatturato della cooperativa. A questa cifra vanno aggiunti 1,9 milioni di euro fatturati in una sessantina di paesi nel mondo. Sito web: www.smartbe.be/fr/

SMart: DA QUATTRO ANNI IN ITALIA
In Italia SMart è nata nel 2013 e oggi è arrivata a mille soci. Le sedi della cooperativa sono due: a Milano e a Roma. Come negli altri paesi, tutela il lavoro dei lavoratori indipendenti e freelance: garantisce i compensi dei propri soci, gestisce gli aspetti contrattuali, previdenziali e assicurativi delle prestazioni, fornisce informazioni su mobilità internazionale, ricerca fondi e diritti d’autore. Oggi opera in prevalenza nel campo dello spettacolo dal vivo (teatro, musica e danza), audiovisivo (cinema, televisione, pubblicità), grafica e design, formazione e consulenza. Con l’associazione dei freelance Acta (www.actainrete.it) , SMart ha siglato un accordo che permette a quest’ultima di svolgere il ruolo di «capo-commessa». Previsto anche uno sportello nella sede milanese della cooperativa in via Casoretto 41. Per i freelance il costo è del 5% del valore del contratto, 8,5% se SMart fornisce anche la certezza dei tempi di pagamento, garantendo il pagamento il 10 del mese successivo la prestazione lavorativa. Sito web: www.smart-it.org.

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