Una nuova onda attraversa l’Europa e gli Stati Uniti e intreccia la vivacità dei nuovi movimenti sindacali con la riscoperta delle pratiche e dell’immaginario del mutualismo. SMart e la Freelancers rappresentano le punte più avanzate di un processo che non tutela solo una condizione professionale, quella dei freelance e dei lavoratori indipendenti, ma afferma l’urgenza di una condizione sociale: quella del quinto stato.

Al tempo del lavoro digitale intermittente e discontinuo, dove le piattaforme svolgono un ruolo di intermediazione tra le imprese e una forza lavoro caratterizzata dalla pluralità delle committenze, queste organizzazioni rappresentano un’innovazione sociale di prim’ordine. Sono l’orizzonte al quale può guardare con speranza la forza lavoro contemporanea alla ricerca di un’identità diversa da quella della folla anonima e eterodiretta dagli algoritmi. Sono un punto di riferimento per la cultura politica e sindacale che ha superato il lutto per la fine della centralità del lavoro salariato, ma non intende ascoltare le sirene delle culture neoliberali che incensano le presunte virtù del lavoratore indipendente in quanto imprenditore di se stesso.

SMart e la Freelancers Union hanno sperimentato strumenti vecchi e nuovi nel corso dell’ultimo quarto di secolo: l’impresa sociale e la cooperativa, la contrattazione collettiva e quella degli interessi, l’interlocuzione con la politica, le campagne sui social, le proteste e i sit-in. In prospettiva, indicano uno scenario che è bene non lasciare solo alle elaborazioni mito-poietiche della Silicon Valley. Dato che oggi la persona è operosa 24 ore su 24, e non sempre il valore prodotto dal suo lavoro è riconoscibile in termini di un valore di scambio, il movimento per il mutualismo 2.0 dovrà lottare per l’estensione della protezione al tempo di vita in quanto tale. A questa esigenza SMart e Freelancers Union offrono già una prima soluzione e riescono a spingersi oltre i limiti delle legislazioni vigenti.

Da qui bisogna ripartire. Il riconoscimento dell’operosità di una persona in un’economia post-fordista deve avvenire indipendentemente dalla tipologia di impiego, del contratto o della partita Iva, di cui si è in possesso o di cui si è sprovvisti. Per tutelare la persona sono necessari sia i diritti fondamentali oltre il rapporto di lavoro, sia i diritti del lavoratore nel rapporto di lavoro. L’ipotesi del reddito di base va considerata seriamente perché, insieme agli strumenti già a disposizione, può permettere l’affermazione di una nuova cultura. Oggi conta più il diritto alla scelta del lavoro che il diritto al lavoro qualunque sia.