Lavoro

Daniele Manno: «Voglio lavorare come un essere umano»

Daniele Manno: «Voglio lavorare come un essere umano»Daniele Manno, artista e rider a Bruxelles

Intervista Artista e rider a Bruxelles, Daniele Manno è in Belgio da nove anni ed è uno dei protagonisti della mobilitazione dei ciclo-fattorini contro la decisione di Deliveroo di tornare al cottimo: "La società deve mobilitarsi contro il ritorno al cottimo. Ora riguarda i ciclisti. Domani tutti, anche i dottori costretti a inventarsi malattie per guadagnare di più"

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 26 novembre 2017

Daniele Manno ha 32 anni, è siciliano, da nove vive in Belgio, prima era in Francia. «Nel 2007 – racconta – C’era Sarkozy, pensavo di trovare una Parigi in movimento, mentre invece si stava spostando a destra. Ho scelto il Belgio per vivere dignitosamente, cosa impossibile da fare in Italia o in Francia». Oggi lavora come «artista sociale» e opera con l’associazione Medex ((Musée éphémère de l’exil). La città di Bruxelles ne ha riconosciuto il valore attribuendogli il «Mixity Award». Daniele lavora anche come ciclo-fattorino (rider) ed è uno dei protagonisti della protesta contro la decisione di Deliveroo di tornare a pagare a cottimo i lavoratori in Belgio.

Perché protestate?
Chiediamo il rispetto dei diritti. Attraverso la cooperativa SMart si è costruita una mediazione con Deliveroo. SMart è il cliente della piattaforma, mentre i «rider» sono pagati come dei quasi salariati: 9,48 euro all’ora, il minimo legale in Belgio. Complessivamente Deliveroo versa a Smart 14 euro all’ora che servono a pagare l’assicurazione in caso di incidenti e rimborso spese per minimo 3 ore al giorno.

Deliveroo ha rotto il rapporto con SMart. Cosa cambierà da gennaio 2018?
Non costeremo più 14 euro all’ora, non saremo pagati 9,48 euro l’ora, ma 14 euro per un turno di lavoro di quattro ore. Se un ristorante ritarda la consegna, le conseguenze le pagheremo noi. È una follia. Si ripristina il cottimo abolito in Belgio dalla fine del XIX secolo perché segno di uno sfruttamento vicino allo schiavismo.

Vi propongono di diventare «imprenditori». Cosa significa?
È un paradosso. Un’azienda esiste perché ha molti clienti. Nel nostro caso ne avremmo solo uno: Deliveroo. Anche logicamente, questa situazione ci impedisce di considerarci come un’impresa. In cambio pagheremo una marea di contributi, nel migliore dei casi 710 euro a trimestre.

Come giudica l’operato di Smart?
Svolge un ruolo di tutela dei «riders» sin dal 2015 quando fallì in Belgio «Take Eat Easy» e anticipò 400 mila euro per pagare i ciclisti. Oggi mettono a disposizione sale e stampano volantini. Svolgono un ruolo politico che merita di essere applaudito.

Come continuerà la vostra protesta?
Venerdì abbiamo coinvolto la Critical Mass che si svolge ogni mese a Bruxelles. Possiamo convergere con i consumatori che vedono in Deliveroo un modo di consegna non inquinante. Il consumo dev’essere socialmente giusto. Finché l’azienda resterà sorda, continueremo la protesta. Anche se noi non lavoreremo più ritengo importante che la società si mobiliti per impedire che questo progetto continui. Ora riguarda i ciclisti. Domani riguarderà i dottori pagati a cottimo, costretti a inventarsi malattie per guadagnare di più.

Continuerà a fare il rider?
Mi piacerebbe farlo alle condizioni di un essere umano e non come un imprenditore con la bicicletta che consegna sushi e hamburger freddi alla gente.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento