È una mossa inabituale nella Ue: ieri su Le Monde i primi ministri socialdemocratici di Spagna, Portogallo e Germania, Sánchez, Costa e Scholz, hanno pubblicato un intervento dove invitano i cittadini francesi a scegliere il candidato «che crede che la Francia sia più forte in una Ue potente e autonoma», mentre della candidata di estrema destra dicono che «si schiera apertamente a fianco di coloro che attaccano le nostre libertà e la nostra democrazia». Sia per le posizioni pro-Putin, che Macron ha preso di mira nel dibattito mercoledì sera, sia per il progetto di uscire progressivamente dalla Ue, Marine Le Pen è pericolosa agli occhi dei partner europei.

Per Macron, il voto di domenica è «anche un referendum sull’Europa». Il presidente-candidato è offensivo su questo fronte: «Possiamo continuare a inscriverci nell’Europa rendendola più forte, in caso contrario renderemo più fragile la Francia uscendo dall’Unione europea e raggiungendo l’internazionale dei populisti». Marine Le Pen promette una «visita a Bruxelles per dare inizio all’Europa delle nazioni libere», per «rifare la Ue dall’interno»: anche se nella campagna ha abbandonato l’uscita dall’euro che ha contribuito alla sua sconfitta nel 2017 e detto che «il Frexit non è nei nostri progetti», la candidata di estrema destra vuole uscire subito dal mercato unico dell’elettricità, voltare la spalle a Schengen e alla libera circolazione, ridurre drasticamente il contributo francese alla Ue, porre fine della cooperazione con la Germania sulla difesa, indire un referendum sulla «preferenza nazionale» che privilegia le assunzioni di chi ha nazionalità francese e esclude i residenti non francesi dagli assegni sociali e le case popolari. Un «colpo di Stato» contro la Costituzione, bypassando il parlamento, secondo gli esperti, che significa mettersi in contraddizione anche con le regole della Ue.

Le Pen, che intende togliere le bandiere europee dagli edifici pubblici, farà pressione per ridurre i poteri della Commissione, riducendola a un ufficio di registrazione delle decisioni degli Stati, e non intende più accettare le decisioni della Corte di Giustizia. Per l’eurodeputato Pascal Canfin (Renew), una vittoria di Le Pen significherebbe «il ritorno all’ognuno per sé, la fine della solidarietà e le conseguenze sui mercati finanziari saranno rapide, i tassi di interesse aumenteranno nei Paesi più fragili, come l’Italia» e anche la Francia. Secondo il sottosegretario agli Affari Europei, Clément Beaune, per Le Pen «il Frexit è l’obiettivo nascosto, un Frexit a piccoli passi». Nel dibattito, Macron ha insistito sui legami tra Le Pen e Putin, «il suo banchiere» che attraverso una banca amica ha prestato nel 2017 i soldi per finanziare la campagna del Rassemblement national (9 milioni), mentre per quella attuale Le Pen si è rivolta a una banca ungherese. Difatti, l’unico vero alleato di Marine Le Pen è Viktor Orban, con cui condivide il progetto di distruzione della Ue dall’interno.

Altro tema che ha suscitato commenti ieri, dopo il dibattito, è la questione ambientale. Macron ha operato una svolta all’ultimo momento, per sedurre il voto dei giovani e degli elettori di Mélenchon. Per Le Pen è «un’ipocrita», mentre il presidente-candidato considera la sua rivale «una scettica del clima», il cui solo progetto è smantellare le pale eoliche esistenti. I movimenti ambientalisti restano molto perplessi sulla svolta di Macron, sulla base di un bilancio non particolarmente glorioso sul fronte della lotta al riscaldamento climatico negli ultimi 5 anni e sulla scelta del rilancio del nucleare. Si preparano a fare pressione, con forme di lotta incisive.