Politica

Salvini torna a Rosarno. Sul carroccio del vincitore

Salvini torna a Rosarno. Sul carroccio del vincitoreLavoratori immigrati a Rosarno

Calabria La Lega al Sud

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 29 marzo 2018

Il senatore Matteo Salvini è stato eletto in Calabria. Beffa tra le beffe ed effetto del flipper del Rosatellum in caso di pluricandidature nel proporzionale. Qui nella punta dello Stivale, dove i leghisti non avevano mai messo piede sinora, il nuovo Carroccio avanza a vele spiegate: 9,5%. Poco in confronto alla media nazionale, tanto perché è  un esordio. Lui, il neosenatore, lo sa e mena vanto. Non a caso ha scelto proprio la Calabria come prima tappa del suo rally postvoto. E non in un posto qualunque, ma a Rosarno, teatro della rivolta dei migranti nel 2010, luogo di ghetti e baraccopoli, di sfruttamento quotidiano e di tragici incendi.

Al centro di un distretto industriale fallito, la favela si allarga sempre più. Tremila braccianti vivono nelle pozzanghere, circondati dai loro stessi rifiuti, senza acqua da bere, bagni e senza alcuna voglia di arrendersi. Dopo la morte nel rogo della loro compagna Becky Moses, hanno manifestato e chiesto un tetto dove alloggiare. Hanno ricevuto solo promesse. Nulla è cambiato da allora. Le baracche scampate all’incendio sono ancora tutte abitate, fra la chiesa cristiana dell’Unione Africana, due chioschi di alimentari e le tende trasformate in officine per le biciclette.

«È la situazione più difficile di sempre», dicono oggi i volontari di Emergency. «Il numero di persone è aumentato. Molti lavoratori stagionali restano qui tutto l’anno». In questo degrado spira il vento della xenofobia. «La destra avanza laddove non si danno alternative credibili alle sfide che le migrazioni certamente avanzano – spiega Mariafrancesca D’Agostino, ricercatrice e attivista delle lotte sociali al fianco dei migranti -. Alternative intelligenti hanno dimostrato di riuscire a guadagnarsi il consenso dell’opinione pubblica. E invece, a Crotone e a Rosarno la sinistra non solo non le ha indicate ma quando era il suo turno e ha fatto qualcosa, lo ha fatto scopiazzando l’emergenzialismo di destra.

Ponendosi come esempio caricaturale, e generalizzando una volta per tutte un senso di impotenza che oggi, come nel passato, permette di criminalizzare e far morire le persone considerate scomode e in eccesso».

Sostenuta anche dalla borghesia disinteressata all’uso della manodopera da apartheid, la Lega nella Piana gioiese ha fatto il pieno: 7 mila voti, un’enormità. «Ma chi poteva immaginare che sarei tornato a Rosarno come senatore della Lega? Il mondo politico è proprio cambiato, ora però quello che ho promesso lo devo mantenere», ha esclamato il segretario leghista dal palco improvvisato di un liceo. Le sue promesse si declinano alle voci ruspe e rimpatri.

«Rosarno è conosciuta nel mondo non per la sua storia e la sua economia ma per gli immigrati. In un paese civile non può esistere una situazione del genere». Salvini pareva incredulo dei 55 mila voti ottenuti dalla Lega in Calabria: il 13% a Rosarno, l’8,4% a Lamezia Terme, 11,2% a Tortona, l’11,7% a Nocera Terinese, il 14,9 % a San Mango d’Aquino, il 12% a Corigliano del suo amico Rino Gattuso, l’allenatore del Milan. Ha promesso di difendere l’olio calabrese, ha citato Corrado Alvaro, intonato Il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano. Insomma, uno show, tra bandiere tricolori, l’inno di Mameli, molti con la mano sul cuore (ma il segretario leghista non lo ha cantato) e una ciurma di notabili pronti a salire sul carroccio del vincitore abbandonando Forza Italia. La folla lo ha salutato al grido «Matteo salvaci tu».

Gran parte della platea era composta dagli occupanti del cosiddetto «Villaggio Italia», un pugno di case destinate ai migranti e occupate abusivamente dagli autoctoni. Poi Salvini se ne è andato dando appuntamento all’anno prossimo, alle regionali: «Ci prepariamo a governare questa regione da qui ad un anno». I numeri nella Piana lasciano presagire questo. Nelle 332 sezioni del collegio uninominale la destra ha preso quasi 50 mila voti (42,3%) conquistando il seggio con Francesco Cannizzaro (FI) . Più dietro i 5 stelle (34,1%). Malinconicamente terzo il centrosinistra (17,3%), con un Pd franato al 14%, nonostante candidasse nel collegio l’ex sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, ancora sotto scorta per la sua azione contro i clan. Ma non è bastato. Il vento è cambiato. E soffia tutto a destra.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento