Manca solo l’ufficialità, ma i due quesiti del referendum «Salviamo Firenze» hanno di fatto passato l’esame del collegio degli esperti, nominato dal consiglio comunale per analizzare l’ammissibilità. Ed è già stato fissato un primo appuntamento pubblico, lunedì sera all’Sms di Rifredi, per lanciare la campagna di raccolta delle 10mila firme necessarie. I due quesiti hanno l’obiettivo di limitare la possibilità per gli studentati di fare attività turistico ricettiva, e rendere più difficile la possibilità di cambiare la destinazione d’uso di immobili usati per servizi pubblici. Insomma di discutere il futuro di una Firenze in cui i grandi gruppi immobiliari internazionali, ormai da anni, stanno facendo incetta di condomini, palazzi, complessi pubblici come ospedali e caserme dismesse e anche aree ex industriali, non soltanto nel centro storico ma in tutti i quadranti più pregiati, comprese le aree collinari.

Il giudizio positivo di ammissibilità del referendum arriva in un momento particolarmente caldo, con un aumento sempre più forte del prezzo delle case e degli affitti, a fronte di beni e servizi sempre più a misura dell’imperante turismo “mordi e fuggi”. Gli stessi studenti fuorisede dell’ateneo fiorentino, che sono circa 20mila e che anche qui si sono accampati con le loro tende nei luoghi simbolo della città, hanno denunciato che i posti nelle residenze del Diritto allo studio (Dsu) sono solo 1.700, a fronte di molte migliaia di richieste e di 2.857 studenti che per reddito sarebbero aventi diritto. Così il diritto allo studio diventa tale solo per gli studenti ricchi, visti i prezzi ormai fuori controllo sia su fronte degli affitti che degli studentati privati, dove si arriva a novecento, mille euro per una stanza singola.

«È stata proprio l’attualità a rendere quanto più necessari e ineludibili questi referendum – tira le somme Massimo Torelli dell’associazione Firenze città aperta – perché ormai è impossibile vivere qui per chi viene da fuori, e anche per fasce sempre più ampie di residenti ’storici’, che di fatto vengono espulsi dal tessuto cittadino». Soddisfatti anche i consiglieri comunali di Sinistra progetto comune e M5s che fin dall’inizio hanno dato sostegno e disponibilità al comitato promotore dei quesiti referendari: «Crediamo sia importante permettere alla città di costruire un percorso di partecipazione vero – commentano Antonella Bundu, Roberto De Blasi, Dmitrij Palagi e Lorenzo Masi – in grado di aprire una discussione sul modello di città e su come non mettere in secondo piano la cittadinanza. Firenze non deve essere una vetrina».

Nel frattempo si danno da fare gli stessi universitari: a settembre nascerà la prima «casa per studenti in cooperativa», grazie alla coop Mutualità Studentesca (MuSt), aderente a Legacoop Toscana. MuSt punta a dar vita ad un vero e proprio modello di studentato cooperativo innovativo e diffuso, ovvero una serie di alloggi distribuiti in varie zone della città, gestiti dagli studenti per gli studenti. Insomma una soluzione “dal basso” a condizioni migliori di quelle di mercato.