Un condono mascherato. Così il Movimento Cinque Stelle vede il ddl Casa e, soprattutto, un suo emendamento che riguarda alcuni grattacieli milanesi costruiti come «ristrutturazione» di piccoli edifici, faccenda sulla quale sta indagando anche la procura, motivo per cui si ipotizza addirittura una misura di copertura penale.

Tra le pieghe del testo ci sarà addirittura spazio per i danni del Vajont: un emendamento proposto dalla ega prevede infatti che per gli immobili colpiti dal disastro del Vajont «il rilascio del certificato di collaudo o del certificato di regolare esecuzione, ovvero l’accertamento dello stato dei lavori sulla base dei quali è stata erogata la rata di saldo del contributo, tiene luogo, a tutti gli effetti, del certificato di abitabilità o di agibilità, ferma restando la conformità delle opere realizzate alla disciplina edilizia e urbanistica vigente al momento di realizzazione dell’intervento edilizio». Possibili novità anche per i monolocali: si prevede che possano avere l’abitabilità con una superficie minima di 20 metri quadrati per una persona (dagli attuali 28) e di 28 metri quadrati per due persone (ora ne servono 38). Nel nuovo testo si legge “ai fini dell’ottenimento della certificazione delle condizioni” e “dell’acquisizione dell’assenso da parte dell’amministrazione competente, fermo restando il rispetto degli altri requisiti igienico-sanitari”. L’altezza minima dei locali interni potrebbe essere inferiore al 2,7 metri, fino al limite di 2,4 metri.

Il cosiddetto «Salva casa», che il vicepremier Matteo Salvini vorrebbe vedere arrivare in aula alla Camera già questa settimana (con tanto di fiducia), è ancora in commissione Ambiente e Lavori Pubblici, e i pentastellati annunciano dura battaglia.
«Come mai il governo ancora una volta pone una fiducia, e quindi vuole gestire con straordinarietà un tema come quello dell’edilizia privata, dove di straordinario c’è un bel niente?», si domanda il vicecapogruppo del M5s Agsotino Santillo. Che insiste soprattutto sull’emendamento «salva Milano» definito «un ponte di apertura verso quella che è una vera e propria sanatoria per realizzazioni in corso a Milano, dove ci sono anche delle indagini da parte della procura su case che verrebbero sanate con questi emendamenti firmati non solo dalle forze di maggioranza ma anche da alcune forze di opposizione come Partito Democratico, Italia Viva e Azione, sebbene con livelli di finalità diverse». E ancora: «Ci ritroveremo con delle persone che hanno rispettato la legge e che hanno costruito delle case rispettando le normative e il dirimpettaio o il confinante che non le ha rispettate, magari gli occluderà anche la vista».

Secca la replica di Salvini, che spera di chiudere i giochi alla svelta: il dl Casa «andrà a risolvere e a regolarizzare i micro-problemi interni che riguardano milioni di proprietari di case in Italia. Riguarda quello che c’è all’interno delle quattro mura, non gli abusi esterni». E da questo punto di vista «non penso che qualche centimetro di difformità della finestra, veranda soppalco o mansarda rispetto alla piantina originale siano il problema del futuro dell’Italia».

Sullo sfondo si vede un inedito asse tra il sindaco di Milano Beppe Sala e Salvini: il «salva Milano» certo toglierebbe parecchie castagne dal fuoco per il primo cittadino meneghino, motivo per cui dalle parti del Pd non sembra esserci l’intenzione di fare la guerra parlamentare su questo provvedimento.