Sale piene, Netflix e il ritorno dei giovani sul Lido
Venezia 76 Nella valutazione di metà festival i numeri sono positivi: aumento di pubblico dell' 11% rispetto all’anno scorso, ottimo riscontro mediatico italiano e internazionale, proiezioni sold out
Venezia 76 Nella valutazione di metà festival i numeri sono positivi: aumento di pubblico dell' 11% rispetto all’anno scorso, ottimo riscontro mediatico italiano e internazionale, proiezioni sold out
I dati ancora ovviamente non definitivi parlano di un aumento di pubblico del circa 11% rispetto all’anno scorso (e del 22% sul 2017) con 20.000 ingressi al giorno esclusi gli accreditati. Un successo visibile in questi giorni con le sale e non solo quelle con divi e filmoni piene; vale per i nomi di registi nuovi di Orizzonti come per le sezioni indipendenti della Sic – la Settimana della critica con code chilometriche o delle Giornate degli autori. E chi si aspettava come fino qualche tempo fa un calo di presenze dopo il primo fine settimana è rimasto sorpreso: lunedì quasi ogni proiezione era sold out. Se poi a questo si aggiunge l’ottimo riscontro mediatico italiano e internazionale in termini di «people» e di gradimento dei film si comprende la soddisfazione del presidente della Biennale Baratta e del direttore della Mostra Barbera.
Anche i giovani sono tornati al Lido, con una crescita dai 35mila del 2011 – tra gli universitari – agli 84mila dello scorso anno. «Non so se è un segnale positivo per il futuro del cinema ma voglio essere ottimista» dice Barbera. E aggiunge: «È vero che oggi i più giovani vanno meno in sala ma consumano molti prodotti audiovisivi su supporti diversi. Per questo dobbiamo capire come riportarli all’esperienza cinematografica».
NELL’INCONTRO con la stampa di metà festival la valutazione generale appare dunque positiva. E anche le polemiche come quella in apertura creata intorno alle dichiarazioni- un po’ distorte – della presidente di giuria Lucrecia Martel su Polanski sembrano ormai lontane. Spiega Barbera: «È stato soprattutto un equivoco. Lucrecia durante la conferenza stampa si è lanciata in un discorso complesso che poteva, come è accaduto, venire frainteso. È stata lei stessa a chiederci di fare una rettifica. La proiezione del film di Polanski ha poi cancellato ogni polemica».
E la questione delle piattaforme, come Netflix? Il festival di Cannes ha deciso di non prendere più in concorso film prodotti dalla multinazionale perché non destinati all’uscita in sala – o almeno non prioritariamente – assumendo come festival del cinema il compito di difenderne e sostenerne la distribuzione in sala. La Mostra invece accetta i film Netflix, lo scorso anno Roma di Cuaron sollevò molti dibattiti tra gli esercenti italiani che non volevano distribuirlo in contemporanea allo streaming. E oggi? – Ricordiamo che in concorso ci sono due film Netflix, Marriage Story e The Laundromat. «A breve a Netflix e a Amazon si aggiungeranno altri player, Disney, Apple, Warner. In pochi mesi il paesaggio dell’audiovisivo si trasforma al punto che le discussioni su certi argomenti diventano obsolete – dice Barbera – Ci sono registi che fanno film grazie alle piattaforme, pensiamo a Scorsese col suo The Irishman, la vera partita si giocherà sui contenuti per un’offerta che sia concorrenziale. Inoltre Netflix ha allargato la finestra tra sala e streaming, i film qui avranno un’uscita». Il futuro insomma è aperto proprio come quello della Mostra con Baratta che finisce il suo mandato quest’anno. Da qualche parte si parla di una possibile riconferma, così come per Barbera dopo la data del 2020. Lui sorride. Si vedrà.
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