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Rutte verso il capitolo cinque sulla pelle dei richiedenti asilo

Rutte verso il capitolo cinque sulla pelle dei richiedenti asiloRichiedenti asilo a Ter Apel, comune della provincia di Groninga (Paesi Bassi) – Ansa

Paesi bassi La crisi ricercata dal primo ministro olandese, che ora guarda a destra per le alleanze

Pubblicato circa un anno faEdizione del 9 luglio 2023

Dopo 543 giorni il regno di Mark Rutte, il primo ministro più longevo nella storia dei Paesi Bassi, sembra essere arrivato al capolinea. Le dimissioni della sua quarta coalizione segnano la fine di un’epoca, durante la quale il suo partito conservatore, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (Vvd), ha gestito una sequela di crisi. La prima è stata l’eurocrisi del 2010, poi la pandemia di coronavirus nel 2020, seguita dalla crisi ucraina e da quella per i costi della vita nel 2023.

AD ATTRAVERSARLE tutte è stata la crisi dell’azoto iniziata nel 2018 e precipitata all’inizio di quest’anno, quando Rutte ha perso le elezioni contro il nuovo Movimento civico-contadino (Bbb), che ha attratto un buon numero di suoi ex elettori disillusi. I quali hanno espresso in questo modo le loro perplessità verso una coalizione in cui il premier sembrava sempre più subalterno al suo vice e ministro delle Finanze, Sigrid Kaag, che dettava l’agenda con una serie di politiche paternalistiche mirate a imporre ai cittadini dei comportamenti responsabili dal punto di vista ambientale.

Il malumore dei fedeli elettori del Vvd era percepito in tutto il Paese. Anche se poco incline all’ideologia e fiero del suo opportunismo strategico, Rutte appariva sempre più a disagio in una coalizione che portava il suo nome e di cui si aveva la percezione che fosse stata dirottata da attivisti climatici che volevano “uccidere” gli agricoltori olandesi in nome della natura, e da amanti della diversità intenti a rieducare gli elettori per farne cittadini politically correct, o woke, che chiedono perdono per il coinvolgimento dell’Olanda nella tratta degli schiavi o che rinnegano la tradizione (blackface) di “Pietro il Nero”.

L’impopolarità di Rutte 4 era palpabile. Sondaggio dopo sondaggio proiettava un’enorme emorragia di seggi per i partiti della coalizione, specialmente dopo le elezioni provinciali del 15 marzo. I commentatori olandesi si aspettavano che Rutte facesse di tutto per tenere insieme il suo gregge. Ci si aspettava che a un’alleanza messa insieme così faticosamente (ci sono voluti 299 giorni perché i quattro partiti raggiungessero un accordo, un record nella storia olandese) non sarebbe stato consentito di sfaldarsi così facilmente.

MA NON È ANDATA COSÌ. Spinto dai maggiorenti del partito e dai suoi fedeli elettori, Rutte ha dovuto trovare una buona causa su cui far inciampare la coalizione. La crisi dei rifugiati che stava montando dall’inizio della guerra in Ucraina, con migliaia di richiedenti asilo diretti verso l’Europa occidentale, ha fornito il pretesto ideale. Una rigida politica sull’immigrazione è il grande banco di prova della destra nei Paesi Bassi, sin dall’inizio della war on terror del 2001.

L’ISLAMISMO radicale è stato rappresentato incessabilmente dai media come una minaccia alla civiltà olandese, nonostante il Paese abbia fatto esperienza solo marginalmente di attività terroristiche, gli manchi il livello di emarginazione dei migranti islamici che si può osservare nelle banlieue francesi, e vanti uno dei più efficienti sistemi di integrazione dell’Ue. Inoltre, i numeri sull’immigrazione indicano che i rifugiati provenienti da Medio Oriente, Afghanistan e Nord Africa sono una risicata minoranza rispetto al gran numero di expat e studenti internazionali che popolano il paesaggio urbano delle città dell’ovest del Paese.

Ciononostante, le posizioni sull’immigrazione (oltre a cambiamento climatico e diversità) determinano se si è conservatori purosangue o progressisti conclamati. Le questioni che hanno una reale importanza per l’elettore medio – costo della vita, reddito, tasse – sono per contro percepite come di competenza esclusiva di tecnocrati ed economisti e, in quanto tali, raramente discusse in pubblico. Lo dimostra il fatto che il principale tg della tv pubblica, Nieuwsuur, ha assunto un solo economista, di formazione neoclassica, al quale viene gentilmente chiesto di fornire agli spettatori spiegazioni sull’inflazione, i picchi dei tassi di interesse o qualunque altro argomento economico sia all’ordine del giorno. Il risultato è un’impressionante mancanza di politicizzazione dei fenomeni economici. Mentre quasi ovunque è in corso un vivace dibattito sull’avidità delle corporation come causa dell’aumento dei prezzi, la discussione nei Paesi Bassi è prigioniera della narrativa degli anni ’70 per cui è causato dalla spirale salari-prezzi, dando prova dell’estremo indottrinamento neoclassico di cui quasi tutti sono vittima nel Paese.

All’apparenza, l’ostacolo insormontabile alla sopravvivenza della coalizione è stato l’incapacità dei quattro partiti di mettersi d’accordo su quali categorie di migranti avessero il diritto di richiedere il ricongiungimento familiare dopo che era stato loro concesso lo status formale di rifugiati. Due dei quattro partiti volevano che questo diritto venisse garantito sia ai rifugiati politici che a quelli provenienti da paesi in guerra. Il Vvd di Rutte doveva dar prova di rigore in fatto di migranti e non poteva accettarlo. Si è detto così disposto ad accettare il diritto al ricongiungimento solo per la prima categoria. Poiché, questo l’argomento di Rutte, la seconda tipologia di rifugiati resterà nel Paese solo per la durata della guerra, perché suscitare false speranze? Tattiche studiate per risultare inaccettabili agli altri partiti, che hanno consentito a Rutte di dare prova della sua volontà di sacrificare la coalizione alla risoluzione della crisi – artefatta – dei richiedenti asilo.

GIACCHÉ SA di razzismo, questa mossa è destinata a dare prestigio al Vvd fra gli elettori di destra, indottrinati ormai da due decenni a leggere le questioni migratorie attraverso la lente di una inesistente, e ormai esaurita, guerra al terrore. Aprendo in questo modo la possibilità di una quindi vittoria elettorale per il partito di Rutte. Si può escludere un’altra coalizione con la sinistra, e l’unica possibilità rimasta sarebbe dunque un’alleanza con il partito nazionalista-conservatore Bbb. Significherebbe la fine di ogni serio sforzo ambientalista nel Paese. Tuttavia, potrebbe non esserne Rutte l’architetto: il suo opportunismo politico pragmatico e privo di visione lo rende un candidato ideale per una funzione sovranazionale, come la direzione della Nato.

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