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Russia: «Trovato a Douma deposito di armi chimiche e un laboratorio»

Russia: «Trovato a Douma deposito di armi chimiche e un laboratorio»Il presidente russo Putin con la cancelliera Merkel – LaPresse

Siria Secondo Mosca sono dei gruppi armati. Telefonata tra Putin e Merkel che comunque accusa la Russia di connivenza con Assad. Un punto d'intesa però c’è: tornare agli sforzi diplomatici e rilanciare sia Ginevra che Astana

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 18 aprile 2018

Si riannodano le trame del dialogo tra Occidente e Russia dopo il bombardamento anglo-franco-americano di venerdì notte in Siria. Si potrebbe dire che si riparte da dove ci si era interrotti, ovvero dal dialogo Merkel-Putin. Una «strana coppia» che però conosce e rispetta i complicati percorsi e i segreti della realpolitik.

Ieri in una telefonata di una ventina di minuti, i due hanno discusso di Medio Oriente e non solo. Il sito del Cremlino ha informato come «il presidente della Russia abbia nuovamente sottolineato che l’azione militare di un gruppo di paesi occidentali sia stata un atto di aggressione contro la Repubblica araba siriana, una violazione delle norme del diritto internazionale, compresa la Carta dell’Onu e causato danni significativi al processo di soluzione pacifica della crisi».

Merkel da parte sua non ha potuto non solidarizzare con la coalizione occidentale e ricordare le «corresponsabilità di Putin con il regime di Assad», ma ha subito voluto sottolineare che «non si potrà aver alcun processo di pace senza la Russia di Putin».

Qualche ora dopo, durante la conferenza di stampa con la sua omologa neozelandese, si è detta convinta dell’importanza del dialogo con la Russia. «Chiarire quali siano i contrasti e le diversità di opinioni, ma mantenere sempre il dialogo» è il vero e proprio mantra della cancelliera nei rapporti con il Cremlino.

Putin e Merkel hanno anche sottolineato «l’importanza di condurre un’indagine approfondita e imparziale su quanto avvenuto a Douma». Marya Zacharova, del ministero degli esteri russo, ha quindi puntualizzato che l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) non è stata invitata a Douma dalla Russia. Il Cremlino avrebbe solo «creato tutte condizioni materiali» perché i chimici dell’Organizzazione potessero arrivare in zona.

E proprio mentre gli specialisti dell’Opac ieri entravano a Douma con al seguito una pattuglia di giornalisti indipendenti, giungeva la notizia clamorosa, che se confermata, potrebbe cambiare completamente il quadro d’insieme del «caso Douma».

«Durante l’ispezione della città di Douma, è stato scoperto un laboratorio chimico per lo stoccaggio di sostanze chimiche», ha affermato Alexander Radionov, responsabile delle forze armate russe in Siria per la chimica e la protezione biologica, ai microfoni del canale televisivo d’informazione Russia 24.

L’esame realizzato dagli esperti russi su alcuni campioni ritrovati nel laboratorio avrebbe portato all’«individuazione di sostanze chimiche vietate dalla Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche», ha dichiarato Rodionov. «Inoltre – ha concluso il rappresentante del ministero della difesa russa – è stato ritrovato anche un contenitore di cloro simile a quello utilizzato dai “ribelli siriani” per creare le fake news dei giorni scorsi».

In serata sono stati diffusi comunque altri dettagli della telefonata tra Putin e Merkel. Un punto d’intesa tra i due leader sarebbe quello degli equilibri su cui costruire la futura pace in Siria. «Entrambe le parti hanno espresso la volontà di facilitare la ripresa degli sforzi politici e diplomatici anche sulla base delle piattaforme di Ginevra e Astana», laddove il riferimento ai Protocolli di Astana rappresenterebbe una concessione non formale al presidente russo.

I due leader europei si sono intrattenuti anche su altri temi e prima di tutti la realizzazione di Nord Stream 2. Nord Stream 2 è la pipe-line russo-tedesca, progetta per portare ulteriori forniture di gas dalla Siberia settentrionale alla Germania attraverso un percorso più breve di quello esistente che contribuirebbe a contenere i costi e tagliare fuori dalle rotte l’Ucraina di Poroshenko.

Il gasdotto, lungo 1.200 chilometri, dovrebbe entrare in funzione entro il 2019 ma in questo momento sta incontrando l’opposizione della Polonia e degli Stati Uniti.

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