Internazionale

Russia, «la violenza di genere non esiste»

Russia, «la violenza di genere non esiste»Mosca, manifestazione contro la violenza maschile

Il caso «Non è un problema serio», «a subire sono più gli uomini», polemiche per la lettera del ministro della giustizia che risponde alla condanna della corte europea dei diritti dell’uomo su 4 casi di violenza domestica sulle donne

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 22 novembre 2019

Sta provocando un’ondata di polemiche e di sdegno la pubblicazione da parte del quotidiano moscovita Kommersant di una lettera riservata del ministero della giustizia russo al Tribunale europeo per i diritti dell’uomo sullo stato della violenza contro le donne nella Federazione. In risposta a 4 denunce al Tribunale europeo di donne russe che non avevano ottenuto giustizia presso i tribunali russi tra il 2016 e il 2018, il ministero russo non ha solo negato l’aumento delle violenze contro le donne nel paese ma ha persino avuto l’ardire di ribattere che sarebbero gli uomini a subire in primo luogo tali violenze!

«Il governo russo non vede la violenza domestica come un “problema serio” e ritiene che le sue dimensioni siano esagerate» si sostiene nella missiva al Tribunale europeo. Mentre il governo russo riconosce che «la violenza domestica purtroppo esiste in Russia, come in qualsiasi altro paese, la portata e la gravità del suo impatto sulle donne russe sono abbastanza esagerate» si afferma nella lettera.

Il documento del ministero aggiunge con una impudenza degna del peggiore sciovinismo che non ci sarebbero prove che la maggior parte delle vittime di violenze siano donne.

«È logico supporre che le vittime di sesso maschile soffrano maggiormente di discriminazione in questi casi» scrive il ministero. «Infatti gli uomini sono in minoranza e non ci si aspetta che chiedano protezione dagli abusi da parte dei membri della famiglia, specialmente se vengono abusati dal sesso opposto». Il documento fa riferimento a un tragico recente caso di cronaca, enfatizzato oltre modo dai mass-media, in cui tre sorelle esasperate hanno un ucciso il padre dopo anni di violenze e umiliazioni.

Qualche ora dopo la pubblicazione della lettera il vice-capo del dicastero Mikhail Galperin ha cercato di correre ai ripari, di fronte alle proteste delle organizzazioni dei diritti umani, dichiarando che le affermazioni pubblicate erano «riprese fuori dal contesto» e che le denunce presentate sono un tentativo di «minare i meccanismi legali già esistenti nella legislazione russa, nonché gli sforzi del governo per migliorare la situazione».

Tuttavia le donne russe sanno benissimo come stanno le cose e in particolare nelle zone musulmane del Caucaso dove vige la legge coranica. Sanno bene sulla loro pelle che anche il semplice divorzio significa ancora oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, restare da sole nell’educazione dei figli senza protezione e alimenti e con il beneplacito delle istituzioni. In un sondaggio del Levada Center dello scorso anno un terzo delle donne del paese ha subito nella propria vita forme di violenza domestica. E in un rapporto shock dell’Organizzazione delle Nazioni Unite pubblicato 3 anni fa è stato documentato che sono ben 14mila le donne che muoiono ogni anno in Russia a causa di violenze del marito o di altri parenti.

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