Russia, condannato a otto anni di carcere l’ex ministro dell’economia Ulyukayev
Il caso «Rosneft» L’accusa: ha preso mega-tangente per «svendere» il gigante del petrolio Rosneft
Il caso «Rosneft» L’accusa: ha preso mega-tangente per «svendere» il gigante del petrolio Rosneft
Si è conclusa con una condanna a 8 anni di reclusione a «regime duro», il processo a Alexey Ulyukayev, l’ex ministro dell’economia russo, accusato di aver ricevuto una tangente di 2 milioni dollari per avere garantito il via libera dal Ministero dello Sviluppo Economico, all’acquisto da parte di «Rosneft» – il gigante statale del petrolio – del 50% delle azioni dell’azienda statale «Bashneft».
L’ex ministro Ulyukayev ha negato durante il processo la sua colpevolezza. Ulyukayev, ha continuato a ripetere invece di essere stato vittima di una provocazione organizzata da Igor Secin, presidente di «Rosneft», uomo di punta della fazione dei siloviki all’interno del Cremlino, i sostenitori di uno sviluppo «capitalista di Stato» della Russia.
A questo scopo Secin avrebbe utilizzato i servigi di un alto dirigente dei servizi di sicurezza (FSB), il generale Oleg Feoktistov. Chiamato in causa dalla difesa però Igor Secin ha rifiutato di testimoniare.
Il processo, che è durato alcuni mesi, è stato seguito con interesse dall’opinione pubblica russa, in gran parte convinta della colpevolezza dell’ex ministro.
Tuttavia le ombre sul caso di Alexei Ulyukayev, non si diraderanno tanto presto. L’uso politico della giustizia nella Russia di Putin è sempre rimasto all’ordine del giorno. Infatti la battaglia del presidente russo contro gli oligarchi nei primi anni 2000 fu segnata da epici scontri nei tribunali e da condanne esemplari. E lo stesso del resto avvenne anche in altri processi come quello contro le Pussy Riot del 2011 o quello, tutto politico, contro i militanti di «Levy Front» (Fronte di Sinistra) dopo le proteste contro le frodi elettorali del 2012.
I cremlinologi sono propensi a pensare che il processo a Ulyukayev, non sia altro che un ulteriore capitolo dello scontro che oppone sin dall’inizio dell’amministrazione Putin i liberal-liberisti ai duri sovranisti. Fronti contrapposti tra i qualiil presidente russo avrebbe sempre cercato di mediare.
Tuttavia secondo alcuni osservatori moscoviti, lo scontro avrebbe assunto ultimamente nuove sembianze. Putin, sempre più debole e incerto, avrebbe perso il controllo sui due gruppi di potere che ora si scontrerebbero apertamente utilizzando ogni mezzo a loro disposizione. Un quadro, che se fosse verosimile, potrebbe subito dopo le elezioni presidenziali di marzo, portare a nuovi e imprevedibili scenari ed equilibri nelle stanze del Cremlino.
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