A metà mattinata Kramatorsk è stata colpita di nuovo da almeno quattro missili che hanno colpito la parte settentrionale della città, verso Slovjansk. Undici civili sono rimasti feriti e uno degli ospedali cittadini è stato danneggiato, oltre a una palazzina residenziale nelle vicinanze.

Anche qui ora la strada è un alternarsi di buche e detriti vari. Ieri, del resto, diversi attacchi hanno funestato le città ucraine, sia quelle sotto il controllo di Kiev, sia i territori occupati.

A DNIPRO quattro civili, tra cui due bambini sono stati trovati senza vita tra le macerie e al momento il numero dei feriti sarebbe di 19, oltre a una quantità non specificata di residenti dispersi. Non è chiaro quale fosse l’obiettivo del bombardamento ma, quale che fosse, l’area era densamente popolata e gli ordigni hanno colpito delle abitazioni civili.

Secondo l’agenzia russa Ria Novosti, inoltre, un numero imprecisato di civili sarebbe morto in un attacco ucraino nella zona di Kharkiv, mentre erano scortati da un convoglio militare. Il giorno prima, secondo un funzionario filo-russo della regione di Kherson, un altro attacco ucraino al Politecnico del capoluogo aveva ferito diverse persone. In altri termini, nonostante la grande attesa per le dichiarazioni di Putin di oggi pomeriggio sull’annessione dei territori occupati e separatisti, le armi non tacciono.

SOPRATTUTTO nell’est dove, parallelamente agli attacchi dalla distanza, la fanteria ucraina è impegnata nel tentativo di riconquista della cittadina strategica di Lyman e quella russa è alle porte di Bakhmut. I due fronti sono più o meno speculari tranne per il fatto che le truppe di Kiev sembra potrebbero, da un momento all’altro, davvero circondare la città occupata dai russi a fine primavera, mentre l’armata di Mosca non è mai riuscita a entrare a Bakhmut, nonostante i tentativi ripetuti degli ultimi tre mesi.

Dopo essere riusciti a passare sulla sponda orientale del fiume Oskil e liberare Kupyansk-Vuzlovyi, gli ucraini hanno tecnicamente la possibilità di consolidare il controllo del corso d’acqua che scorre da nord a sud in una zona di grande importanza strategica sia in funzione offensiva sia difensiva.

Ora si attende la discesa verso il nord del Donetsk per dar manforte alle truppe impegnate nella riconquista di Lyman, ma il comando ucraino potrebbe anche decidere di creare una testa di ponte nelle linee russe in direzione Severodonetsk-Lysychansk.

SUL VERSANTE SUD dello stesso fiume, l’esercito ucraino ha ripreso possesso del piccolo porto fluviale di Pisky-Radkivski, confermando che il passaggio tra gli oblast di Kharkiv e Donetsk è ormai completamente sotto il suo controllo. Da qui, i soldati si sono spinti verso Karpivka e Ridkodub con l’obiettivo evidente di tagliare le retrovie russe e impedire un eventuale ripiegamento dei militari di Mosca da Lyman.

Un ufficiale russo dell’unità Bars-13 di stanza a Lyman avrebbe riconosciuto che la situazione per i suoi soldati è «critica», secondo alcune indiscrezioni circolate su internet. Sia che la dichiarazione si dimostri veritiera o meno, il fatto che le forze armate di Kiev siano riuscite a liberare Katerynivka, Nove, Kolodyazi, Novoselivka e (probabilmente) Drobysheve.

Al momento nel piccolo villaggio di Shandryholove sono in corso scontri armati ma pare la ritirata russa sia prossima. Se fosse vero che gli ucraini hanno rioccupato anche Zelena Dolyna vorrebbe dire che la collina di Lyman è quasi del tutto circondata.

SULL’ALTRO VERSANTE, i tentativi di avanzata russa sono fallimentari. I soldati di Mosca hanno tentato di nuovo lo sfondamento a Spirne a Vymka, ma sono stati respinti. Anche a Soledar e Bakhmutske, dove i combattimenti sono intermittenti ma continui, sarebbero riusciti a conquistare solo pochi metri in direzione di Pidhorne; ma, esaurita la spinta offensiva, sono stati costretti a ripiegare.

Tutto ciò accade mentre il mondo intero ha gli occhi puntati su Mosca. Stando alle dichiarazioni del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, alle 15 verrà proclamata l’annessione dei 4 territori dove si sono tenuti i referendum e, contestualmente, il presidente Putin terrà un nuovo discorso che potrebbe essere un ultimatum all’Ucraina.