Italia

Rosarno, in fiamme il ghetto dei migranti

Rosarno, in fiamme il ghetto dei migranti

Nella notte un incendio distrugge la baraccopoli nella Piana di Gioia Tauro. Muore una ragazza di 26 anni originaria della Nigeria. Nel campo trovavano un rifugio per dormire almeno mille persone. Che da ieri non hanno più nulla

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 28 gennaio 2018

«A nessuno importa di noi. Io vorrei solo un lavoro e una casa. Vorrei vivere tranquillo». Issa viene dal Ghana. Ha lo voce rotta dal pianto mentre le lacrime gli rigano il volto. Davanti a lui ci sono solo i resti della sua «casa». «Non è possibile. Ci trattano come bestie», ripete con rabbia Mamadou. «Tutto questo non doveva accadere. E le istituzioni ci ignorano», borbotta ancora. A terra c’è solo un manto di cenere e l’atmosfera è avvolta da un odore acre. «Potevamo morire tutti», bisbiglia un ragazzo senegalese di appena 20 anni.

INTORNO alle due notte un incendio è divampato nel ghetto di San Ferdinando, nella Piana di Gioia Tauro. Forse un braciere, lasciato acceso per combattere il freddo della notte, ha dato origine al rogo che in poche ore ha distrutto oltre la metà della baraccopoli. Non è la prima volta che le fiamme avvolgono le casupole costruite utilizzando materiale plastico e legname, ma stavolta ha perso la vita una ragazza nigeriana di soli 26 anni. Becky Moses, questo il suo nome, era arrivata qui solo un mese fa dopo essere uscita dal Progetto Sprar di Riace. «Cercheremo di darle una degna sepoltura» commenta il sindaco del paesino ionico Mimmo Lucano, giunto sul posto insieme a due amiche della giovane.

Otto anni sono ormai trascorsi dalla famosa giornata in cui i migranti riempirono le strade di Rosarno ribellandosi ai soprusi dei caporali. Eppure nulla pare sia cambiato. E’ in questo periodo che circa duemila persone provenienti principalmente dall’Africa centrale raggiungono la Piana di Gioia Tauro per raccogliere arance e kiwi a solo venti euro al giorno. Oltre a una paga da fame, i migranti sono costretti a vivere in condizioni disumane. Chi non dorme nei casolari abbandonati nella campagne di Taurianova, un comune vicino a San Ferdinando e a Rosarno, trova rifugio nel ghetto o nella nuova tendopoli. Dopo mille promesse mai mantenute, nessuno pare voglia trovare una sistemazione reale alle migliaia di persone invece collocate secondo inutili «piani di emergenza».

Il ghetto di San Ferdinando fino a ieri ha rappresentato una seconda casa per almeno mille braccianti. Un luogo infernale, dove non esistevano acqua potabile e servizi igienici. La corrente elettrica, ottenuta grazie ai generatori, serviva a tenere accese anche le luci dei bazar. Insomma, la baraccopoli era diventata un piccolo borgo invisibile nell’indifferenza delle istituzioni. Oggi non resta che qualche baracca. La Protezione civile ha montato qualche tenda per chi ha visto distrutto il proprio rifugio. «E adesso come faremo?» si chiede Ahmed.

A 500 METRI dalle baracche c’è la nuova tendopoli in cui possono dormire solo 500 persone. La struttura è stata realizzata nel mese di agosto ed è dotata di un sistema di videosorveglianza. Gli ospiti, dopo essere stati identificati, possono accedervi solo tramite un badge. Nonostante sia in funzione da qualche mese, la struttura presenta già alcuni problemi: il servizio cucina, ad esempio, dopo la sostituzione dell’associazione inizialmente incaricata di gestire l’area, non è più entrato in funzione. «Qui fa freddo. La notte non riesco a dormire», dice Alì. Nelle tende non esiste un impianto di riscaldamento e l’uso delle stufe fa saltare il quadro elettrico. Unica nota positiva è invece la scuola di italiano che, grazie all’accordo fra Sos Rosarno e il Comune di San Ferdinando, è aperta anche ai migranti che non risiedono nel campo. Non è ovviamente una soluzione al problema abitativo, però. La tendopoli è stata infatti realizzata in seguito a un Protocollo Operativo firmato dalla Prefettura di Reggio Calabria con il ministero degli Interni e altre associazioni. «Soluzione temporanea», si legge sui documenti. Eppure, secondo un analisi elaborata dalla società dei territorialisti, solo nella Piana di Gioia Tauro ci sono almeno 35 mila appartamenti vuoti. «Sono anni che si spendono milioni per montare tendopoli e poi abbandonarle a se stesse» si legge in un comunicato diffuso da Sos Rosarno. E conclude «eppure i fatti di Rosarno dovrebbero aver insegnato qualcosa. Quanto tempo bisogna aspettare prima di avviare efficaci e razionali interventi di accoglienza?».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento