Roma, sgombero e beffa per l’occupazione ecologista della Caffarella
Movimenti La Regione aveva convocato un tavolo di trattativa per il 31 marzo, ma sono arrivate prima le forze dell'ordine. Per il collettivo «Berta Cáceres» non è finita: oggi in piazza per il clima, sabato con Gkn
Movimenti La Regione aveva convocato un tavolo di trattativa per il 31 marzo, ma sono arrivate prima le forze dell'ordine. Per il collettivo «Berta Cáceres» non è finita: oggi in piazza per il clima, sabato con Gkn
Se si incontrano in piazza per bere qualcosa li identificano. Se manifestano per la scuola li manganellano. Se occupano per difendere il clima li sgomberano. Roma non è una città per giovani. L’ennesima prova è arrivata ieri mattina alle 7.40 quando i carabinieri sono entrati nell’occupazione ecologista Berta Cáceres per sgomberarla. Dentro c’erano 13 attivisti, denunciati per invasione di terreni in concorso. In pochi minuti all’esterno si è radunata una piccola folla che ha portato solidarietà, ma è stata tenuta a distanza dalle camionette della polizia.
L’edificio in via della Caffarella 13, vuoto da diversi anni, era stato occupato il 6 marzo scorso. In pochi giorni attiviste e attivisti climatici avevano realizzato un coworking, un’aula studio, una biblioteca, un orto e tante iniziative di sensibilizzazione sui temi ambientali e del transfemminismo partecipate da centinaia di persone. Non è bastato per impedire che un altro luogo di aggregazione giovanile creato per coniugare ecologismo radicale e autogestione fosse riconsegnato al vuoto. È il primo sgombero da quando sindaco di Roma è Roberto Gualtieri (Pd), sebbene il Comune non sia direttamente coinvolto nella vicenda e alcuni consiglieri di maggioranza abbiano espresso sostegno.
La proprietà della palazzina, si legge nell’atto del tribunale di Roma, è della Regione. Che ne ha affidato la vendita a Invimit, una società di gestione del risparmio del ministero Economia e finanze. La denuncia per l’occupazione è stata presentata il giorno stesso da un fund manager della regione Lazio. La questura ha affermato con un comunicato che lo sgombero è stato deciso dal comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza presieduto dal prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto del Viminale quando era ministro il leghista Matteo Salvini, e realizzato su delega della procura di Roma per eseguire «un decreto di sequestro preventivo dell’immobile».
C’è però un particolare che pone diversi interrogativi sulle capacità della politica di governare i fenomeni sociali espressi dai territori. Mercoledì scorso gli attivisti avevano ricevuto dalla Regione la convocazione per il 31 marzo di un tavolo di trattativa a cui avrebbero partecipato anche Comune e VIII municipio. Per questo gli allarmi circolati nelle ore precedenti su una possibile azione di forza sembravano rientrati. «Oltre al danno, la beffa. Lo sgombero è stato disposto il 16 marzo. Possibile che in Regione non lo sapesse nessuno? Se volevano discutere perché non hanno ritirato la denuncia in attesa di capire come trovare una soluzione politica?», chiede Riccardo Carraro, uno degli attivisti presenti ieri mattina.
Soddisfazione per l’intervento delle forze dell’ordine è stata espressa dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia Massimiliano Maselli e dalla capogruppo capitolina della Lista civica Calenda Flavia De Gregorio. Sul fronte opposto Sinistra per Roma ha espresso solidarietà agli occupanti e Rifondazione comunista ha puntato il dito contro la mancanza di discontinuità della giunta Gualtieri rispetto alla precedente stagione pentastellata.
I consiglieri capitolini Alessandro Luparelli e Michela Cicculli (Sinistra civica ecologista) chiedono di continuare l’interlocuzione con gli attivisti «per non disperdere le energie che da via della Caffarella hanno acceso un faro sui temi ambientali e sul patrimonio pubblico che pubblico deve rimanere». In questo senso va la mozione presentata ieri dalla consigliera Tiziana Biolghini (Roma futura) e approvata dall’aula. Anche Marta Bonafoni, capogruppo in Regione della Lista civica Zingaretti, invita a mantenere aperto il dialogo perché «la forza pubblica non può, né deve sostituire il confronto».
Tra gli ex occupanti, però, serpeggia molta amarezza. L’interlocuzione con le istituzioni ricercata dal primo giorno non è servita. Già ieri, dopo un’assemblea partecipata da decine di persone, hanno rilanciato la mobilitazione. Oggi parteciperanno allo sciopero per il clima dei Fridays for future e al corteo convocato alle 9.30 in piazza della Repubblica. Dalle 13 si vedranno al parco della Caffarella per discutere le prossime tappe. Domani, invece, sfileranno a Firenze al fianco degli operai dell’ex Gkn.
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