Roma, la tregua necessaria prima del rimpasto con militanti doc
Campidoglio Dopo la tempesta, la sindaca Raggi e l’assessore Mazzillo siglano la pace. Casaleggio benedice. Il Mef boccia il piano salari accessori
Campidoglio Dopo la tempesta, la sindaca Raggi e l’assessore Mazzillo siglano la pace. Casaleggio benedice. Il Mef boccia il piano salari accessori
«La sindaca Raggi è pienamente autonoma in tutte le sue decisioni, come lo è sempre stata, e ha il pieno supporto del M5S». Sia pur mostrando una qualche freddezza per gli affari capitolini, Davide Casaleggio, a Roma per rilanciare il sistema operativo della «democrazia diretta» del Movimento 5 Stelle, mette il suggello sull’accordo che chiude il caso Mazzillo.
Dopo un lungo «chiarimento, utile e franco», con la prima cittadina di Roma protrattosi fino a tarda notte, martedì, e dopo aver assicurato che «tra me e Virginia Raggi c’è un rapporto di stima consolidato», l’assessore troppo critico con le «scelte imposte dall’alto», frontman del grillismo romano, rimane titolare del Bilancio. E non è compito da poco, soprattutto nel giorno in cui arriva la notizia – diffusa dal Messaggero e appresa con sgomento dalle rappresentanze sindacali – che la Ragioneria generale dello Stato ha bocciato il patto firmato dal Campidoglio e dai sindacati sull’accantonamento per i salari accessori dei dipendenti capitolini. E che il Mef, che convocherà a quanto pare la giunta a settembre, vuole vederci chiaro anche sul piano di rientro di Roma Capitale e su quello per le partecipate.
Casaleggio difende la sindaca romana ma fino ad un certo punto. Al cronista straniero che l’ha definita «non un modello di competenza», replica: «La sua critica è legittima, ma non la condivido».
Intanto, a Palazzo Senatorio, Virginia Raggi ha avocato a sé le deleghe ai Lavori pubblici, fin da subito affidate «temporaneamente» al titolare dell’Urbanistica Luca Montuori, che si vanno ad aggiungere a quelle al Patrimonio e alle Politiche abitative lasciate da Mazzillo. Sarebbe infatti solo una questione di ore, secondo i rumors, la nomina dell’avvocata Margherita Gatta, già inserita all’inizio di luglio nella segreteria dell’assessore Montuori. Per descriverla, anche se non è esaustivo, in rete ieri circolavano screenshot di alcuni post pubblicati sul suo profilo Facebook (che ora però non più pubblico) in favore della cura Di Bella, contro i vaccini e contro i profitti delle banche. Una vera attivista pentastellata doc, insomma.
Per la Casa e il Patrimonio invece si farebbe il nome di Stefania Grassia, già dirigente dell’Ater (l’Azienda territoriale comunale per l’edilizia residenziale).
Mentre sul fronte dell’Atac, sembra prevalere la linea dell’assessore Mazzillo, contrario al concordato preventivo sollecitato dall’ex Dg Bruno Rota per via del debito di circa 400 milioni che la municipalizzata dei trasporti ha nei confronti della stessa Roma Capitale. Al nuovo cda a tre formalmente insediatosi ieri sarebbe invece stato proposto un altro piano, che prevede lo smembramento di Atac in tre diverse aziende (un passo indietro rispetto all’accorpamento avvenuto nel 2008), in modo da rendere più gestibile – almeno secondo il “ragionamento” suggerito – il debito di circa 1,3 milioni della partecipata. In ogni caso, il presidente della commissione Mobilità Enrico Stefàno ha assicurato che il trasporto pubblico locale rimarrà in house (anche se alcune linee sono già state appaltate a privati).
In questo baillamme ci mancava solo la riapertura della questione salari accessori e i nuovi biasimi della Ragioneria, dopo quelli dell’Oref. La notizia appresa dalla stampa ha creato «forte preoccupazione» tra i 24 mila dipendenti capitolini, come afferma in una nota Marco D’Emilia, della segreteria regionale della Fp Cgil Roma e Lazio, e alimentato «la sensazione che Roma sia diventata da qualche anno terreno di uno scontro politico giocato sulla pelle dei lavoratori». Secondo la Ragioneria, infatti, non sarebbe accettabile il piano approvato dai sindacati e dal Campidoglio di recupero delle somme erogate ai dipendenti tra il 2008 e il 2012. «Ci sembra – continua D’Emilia – che si faccia un po’ di confusione, come sempre accade quando si parla di lavoro pubblico e di documenti non ufficiali o ancora non emanati. Ci aspettiamo in tal senso che la giunta Raggi si esprima in modo netto a difesa dell’intesa sottoscritta dopo tanti sforzi. Il contratto integrativo ha lo scopo di governare un ente complesso e garantire i servizi ai cittadini».
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