Tra due finte colonne romane c’è la scritta «2024 Roma città aperta. Più umanità, meno profitti». Dietro svetta Palazzo Marini, edificio seicentesco nel centro città a cui in vista del giubileo il Comune ha cambiato destinazione d’uso: multinazionali d’Oltreoceano lo renderanno un hotel a sei stelle per 60 posti letto. Davanti all’effimera opera architettonica, invece, 200 manifestanti siedono a terra sui cartoni, per ricordare la strage dei senza fissa dimora: 415 morti nel 2023 (dati Fio.Psd). Intorno poca polizia e molti, ignari, turisti.

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La scena che si poteva vedere ieri pomeriggio passando da piazza San Silvestro è un po’ il simbolo dello scontro tra due città che sgomitano nelle stesse strade, o quasi. Quella della rendita finanziaria, delle grandi speculazioni e della monocoltura turistica. Quell’altra in perenne precarietà abitativa e costante mancanza di spazi. La casa che chiedono i manifestanti ha un significato letterale per le migliaia di persone che abitano nei palazzi occupati e temono lo sgombero, 400 solo a Spin Time Labs, e un senso metaforico per le centinaia di centri sociali e associazioni che dal 2015 sono vessate da letterine minacciose, richieste di abbandonare il patrimonio pubblico da loro auto-gestito o versare improbabili arretrati.

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Con la delibera 104 votata dall’assemblea capitolina nel dicembre 2022 sembrava che la vicenda fosse vicina a un parziale lieto fine. «Un anno dopo l’approvazione del regolamento non è stata fatta neanche un’assegnazione, le richieste di canoni esorbitanti non sono state revocate. Restano poi le ombre sul meccanismo del bando e su canoni che piccole realtà sociali non hanno modo di pagare», attacca Alessandro Torti, attivista dell’atelier autogestito Esc. Dallo storico spazio sociale di San Lorenzo il Comune vorrebbe oltre 300mila euro. Un terzo li ha richiesti due mesi fa, mentre nell’assessorato al Patrimonio guidato da Tobia Zevi si cercava ancora un modo per risolvere la vicenda.

«Il giubileo dovrebbe essere l’occasione per aiutare gli abitanti più poveri della città. Invece vediamo muoversi i soliti interessi. Oggi chiediamo soprattutto l’applicazione del piano casa e l’acquisizione pubblica di Spin Time e Metropoliz, esperienze virtuose di rigenerazione dal basso», afferma Andrea Alzetta, ex consigliere comunale e attivista di Spin Time. A sostegno dell’occupazione a due passi da piazza Vittorio 150 associazioni hanno firmato l’appello da cui nasce Bella Lotta, la rete che ieri ha promosso la mobilitazione.

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In piazza il consigliere di Roma Capitale Alessandro Luparelli e quello della Città metropolitana Roberto Eufemia. Dal Comune adesioni di Michela Cicculli e Nando Bonessio, dalla Regione di Claudio Marotta (tutti di Avs). Nella giunta di centrosinistra che governa la capitale non tutti apprezzano. «È curioso che i movimenti leggano solo alcuni atti di giunta. La mia firma è sotto altre delibere, oltre quella di palazzo Marini, che hanno destinato 340 milioni a edilizia popolare e servizi socio-culturali», afferma l’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia.

La protesta ha ottenuto un incontro con il sindaco Roberto Gualtieri (Pd), il 26 febbraio.