Ancora una rivolta nel carcere minorile Beccaria: l’ultima c’era stata il 7 maggio scorso, dopo gli arresti e le sospensioni di 21 agenti della polizia penitenziaria, in totale, accusati di torture e violenze nei confronti dei giovani reclusi. E ieri pomeriggio, di nuovo, per qualche ora l’Istituto penale per minori di Milano è stato teatro di una rivolta messa in atto da «una settantina» di detenuti, secondo fonti di polizia penitenziaria che hanno riferito di «arredi distrutti» e blindo divelti.

Gli agenti hanno chiesto il supporto esterno della polizia di Stato e dei colleghi della penitenziaria del carcere di Opera e di San Vittore. Che sono intervenuti e hanno circondato il penitenziario con le volanti o sono entrati nel carcere in assetto antisommossa. Una sorta di prova generale per il nuovo Gio, il neonato Gruppo di intervento operativo che questa mattina verrà formalmente presentato dal sottosegretario Delmastro a Via Arenula.

Ieri c’era stata «una visita con i cani antidroga, e credo che a un gruppo di ragazzi sia stata sequestrata della droga e un detenuto è stato messo in isolamento, allora è scattata la protesta», ha riferito Don Gino Rigoldi. Il cappellano storico del Beccaria ha raccontato di «tre o quattro ragazzi soliti che fomentano, si fanno forza dicendosi “siamo un popolo oppresso” e gli altri gli vanno dietro, anche se non sono nella condizione penale di poterlo fare. Tutto si è concluso in poco tempo. Ero lì alle 15 – racconta Don Rigoldi – per organizzare lavori esterni per dei ragazzi, ho visto oltre 200 poliziotti con i caschi e tutto il resto. Ora una parte di coloro che hanno fatto partire la protesta devono essere trasferiti, anche se non so dove, visto che le carceri sono tutte piene».

Il giorno prima un recluso con problemi psichiatrici sembra che avesse reagito ad una punizione aggredendo un agente. A seguire da vicino il caso è il sottosegretario alla Giustizia Ostellari (Lega).

Alcuni reclusi si erano asserragliati in un’ala dell’istituto, altri nel cortile. Ma alla fine nessun ferito, né tentativi di evasione, contrariamente a quanto denunciato da alcuni sindacati penitenziari che lamentano di essere «alla mercé di questi» da quando è scattata l’inchiesta della procura per tortura. Nell’istituto ci sono sulla carta 70 posti disponibili e attualmente 82 detenuti di cui solo 11 con condanna definitiva. L’assessora alle Politiche giovanili di Milano Martina Riva ha chiesto al governo di «intervenire immediatamente» perché «al Beccaria c’è un’endemica carenza di personale penitenziario che il governo si ostina a sottovalutare».