Rinnovabili in Sardegna: facciamo chiarezza
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Rinnovabili in Sardegna: facciamo chiarezza

Energia e ambiente Ci si indigna di fronte a richieste di connessione per 58 Gw di impianti eolici e fotovoltaici che devasterebbero il paesaggio. Non si dice però che è prassi normale che le imprese abbondino nelle richieste perché la probabilità di successo è bassa. Non è il numero di richieste fatte che conta, ma quante e quali si approvano. Comunicazione truccata per indurre una conclusione falsa
Pubblicato 2 mesi faEdizione del 29 agosto 2024

La campagna contro lo sviluppo delle energie rinnovabili in Sardegna, denunciata pubblicamente dalla presidente Todde, ha l’obiettivo di far credere ai sardi che esiste un disegno perverso teso a sfruttare la loro isola depredandone le risorse e devastandone il paesaggio. La campagna fa uso di una disinformazione sistematica, fatta di verità raccontate in modo distorto e di palesi falsità, diffusa sulla stampa e sui social media, anche attraverso influencer con centinaia di migliaia di followers. È una campagna che va smontata.

Si dice ad esempio che lo stato italiano imponga 6,2 Gw di fonti rinnovabili; 5,2 più del necessario, visto che bastano gli attuali 2 Gw (2/3 della produzione da fonti fossili) per soddisfare il fabbisogno elettrico dell’isola. Falso. Le centrali convenzionali, a carbone o gas possono funzionare per circa ottomila ore l’anno a piena potenza, quindi produrre ottomila kWh per kW installato. Le centrali fotovoltaiche, invece, a causa dell’alternarsi giorno-notte e delle nuvole producono, in Sardegna, circa 1.350 kWh per kW installato. Quindi due Gw di una centrale termoelettrica producono circa sei volte più energia di due Gw di un impianto fotovoltaico, e lo stesso vale per l’eolico. A conti fatti, 6,2 Gw fotovoltaici in Sardegna produrrebbero l’equivalente del consumo attuale, un obiettivo ragionevole dato che, a causa del diffondersi delle auto elettriche e delle pompe di calore, la domanda di elettricità va ad aumentare.

Si dice anche che per installare 6,2 Gw l’occupazione di suolo sarebbe intollerabilmente alta. Ebbene, 6,2 Gw fotovoltaici occuperebbero lo 0,8% della Sau (Superficie agricola utile) e lo 0,4% dell’intera superficie regionale. Ancora meno se si considera il contributo dell’eolico. Propaganda, non informazione.

Ci si indigna di fronte a richieste di connessione per 58 Gw di impianti eolici e fotovoltaici che devasterebbero il paesaggio. Non si dice però che è prassi normale che le imprese abbondino nelle richieste perché la probabilità di successo è bassa. Non è il numero di richieste fatte che conta, ma quante e quali si approvano. Comunicazione truccata per indurre una conclusione falsa.

Poi ci sono le turbine eoliche alte come grattacieli. Certo, se sono a qualche centinaio di metri dalla costa sono inaccettabili, ma a 20-30 km di distanza, come è previsto, sono dei piccolissimi stecchini all’orizzonte, visibili solo nelle giornate di ottima visibilità. Informazione distorta.

C’è poi il tema delle tonnellate di cemento e di acciaio e scavi chilometrici per costruire i parchi eolici a terra. Non si dice però che l’alternativa è un certo numero di rigassificatori, un metanodotto che attraversa l’isola da sud a nord e relative ramificazioni. Per fare questo occorrono ben più tonnellate di cemento e di acciaio e scavi per migliaia di km. L’alternativa fossile devasta di più il territorio e richiede più cemento e acciaio. Comunicazione truccata.

Si dice che la Sardegna è sfruttata perché produce più elettricità di quanto non ne consumi. Vero, ma non si dice che l’interconnessione è bidirezionale e che serve a coprire i deficit produttivi temporanei. Falso che i sardi siano sfruttati.

Infine, per indurre ulteriore vittimismo, si sostiene che la Sardegna è la regione con le bollette più care. Vero, ma non perché i sardi paghino il kWh più degli altri italiani, come si lascia intendere. La famiglia sarda paga di più perché è quella che, in Italia, consuma più elettricità e il maggior consumo deriva dal fatto che si usano scaldabagni elettrici, stufe elettriche e pompe di calore molto più che nel resto d’Italia, non essendoci una rete gas diffusa. Farla ora, invece delle rinnovabili, sarebbe assurdo per ragioni sia ambientali (la Sardegna è già la regione italiana a più alte emissioni di Co2) sia economiche (riscaldare la casa o l’acqua con una pompa di calore elettrica costa molto meno che farlo con il metano).

Se la campagna di disinformazione ha successo, le multinazionali del fossile avranno campo libero totale, facendo scempio della Sardegna e bloccandone la transizione energetica verso le rinnovabili. Cui prodest?

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