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Rigassificatore, Piombino sull’altare della “sicurezza nazionale”

Rigassificatore, Piombino sull’altare della “sicurezza nazionale”Un rigassificatore in mare aperto

Economia di guerra Oggi riunione in videconferenza degli enti statali, il cui parere sarà solo consultivo così come quello della conferenza dei servizi, per una decisione presa dal governo Draghi e mai realmente in discussione. Quello piombinese sarà un impianto onshore, mentre a Ravenna sarà offshore al pari di quello operativo da anni al largo di Livorno, sottoposto a rigide misure per evitare incidenti.

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 13 ottobre 2022

La sostituzione dei 29 miliardi di metri cubi annuali di gas che arrivavano dalla Russia con 25 miliardi da altre forniture, di cui la metà attraverso i rigassificatori, fa oggi un altro passo burocratico. Si riuniscono in videoconferenza gli enti statali che devono dare il loro parere sul progetto del discusso maxi impianto da installare nei prossimi mesi nel porto di Piombino. E sulla carta solo la direzione regionale toscana dei Vigili del fuoco potrà avanzare delle concrete perplessità. Perché i loro colleghi di Livorno, ben conoscendo l’ampia area di interdizione alla navigazione – dalle 2 alle 6 miglia marine – stabilita dieci anni fa per tenere l’altro rigassificatore Olt Offshore a debita distanza dal traffico marittimo, hanno chiesto chiarimenti riguardo alle analisi di Snam sulla sicurezza a Piombino e sull’ipotesi di eventuali incidenti, compreso il rischio di collisione.

L’impianto Olt, struttura offshore galleggiante ancorata al fondo marino, a una distanza di 12 miglia nautiche dalla costa pisano-livornese, ha avuto in questi giorni l’ok della Regione Toscana alla richiesta di aumento della capacità di rigassificazione, per passare dagli attuali 3,75 miliardi fino a 5 miliardi di gas naturale liquefatto. Il parere regionale è stato dato nell’ambito della procedura di Valutazione di impatto ambientale, necessaria per il via libera definitivo da parte delle autorità statali.

La procedura di Via non è stata però prevista per l’impianto onshore piombinese, che dovrebbe “lavorare” altri 5 miliardi di metri cubi di gnl, nonostante sia stata chiesta a gran voce sia dai comitati locali che contestano l’arrivo dentro il porto della gigantesca nave rigassificatrice Golar Tundra (300 metri di lunghezza per 40 di larghezza), sia dallo stesso Comune di Piombino. “Dobbiamo ultimare l’installazione entro la prossima primavera – aveva dettato la linea Mario Draghi in Parlamento un minuto prima della crisi di governo – si tratta di una questione di sicurezza nazionale”.

Una “sicurezza nazionale” che ha dunque azzerato le fisiologiche procedure di legge, e che poche ore fa fa è stata ribadita dal ministro uscente Roberto Cingolani: “Spero che tutti si rendano conto che la sicurezza nazionale dipende dall’impianto di Snam, se avremo la nave rigassificatrice e non riusciremo a usarla, sarà un suicidio. Io sono stato chiaro: la nave resterà lì 3 anni, poi la sposteremo in un sito non invasivo”.

Sempre a causa della “sicurezza nazionale”, sia l’incontro odierno che la conferenza dei servizi in corso potranno dare solo pareri consultivi, e non incidere sulla decisione già presa dal governo Draghi. Al riguardo, il presidente toscano Eugenio Giani, nominato commissario straordinario per la grande opera, ha plaudito alle parole di Cingolani: “Quello energetico è un problema di sicurezza nazionale, ma soprattutto di garanzia per alleggerire un peso che altrimenti si riflette su un’Italia che va in recessione”.

Il via libera definitivo alla Golar Tundra è previsto fra due settimane. Ma Snam ha acquistato un capannone nella zona industriale della città, e nel piazzale ci sono già le cataste di tubi d’acciaio da 46 pollici da utilizzare per la condotta interrata del gas, lunga 8 chilometri, che dal punto di innesto nella rete nazionale a Riotorto arriverà alla nave rigassificatrice.

Da parte loro, i comitati cittadini chiedono che la conferenza dei servizi sia “congelata”, e che la decisione finale sia presa dal nuovo governo. Ma a giudicare dal clima politico un rinvio appare improbabile. E anche la minaccia di un ricorso al Tar da parte dell’amministrazione comunale piombinese (il sindaco Ferrari è di Fdi, alla guida di una giunta civica), non dovrebbe incidere più di tanto sulla velocità dell’iter realizzativo del maxi impianto. Al quale si aggiungerà, all’inizio del 2024, un altro rigassificatore, offshore, che sarà piazzato a 8,5 chilometri dalla costa di Ravenna.

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