Internazionale

Rifondazione qaedista nel Sahel, Francia in affanno

Attacchi in Niger, Mali, Burkina Faso Escalation contro le basi militari, decine di vittime. La fusione di tre gruppi armati riaccende il conflitto. E a Timbuctù s’inceppano gli accordi di pace sponsorizzati da Parigi

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 8 marzo 2017

Pessime notizie dal fronte africano per Parigi. In barba alla missione Onu Minusma e a quella francese Barkhane, evoluzione dell’intervento militare in Mali del gennaio 2013, la cosiddetta galassia jihadista sembra in piena riorganizzazione. Con effetti che si fanno sentire in una zona sempre più vasta di quel Sahel in cui si concentrano molti interessi economici dell’ex potenza coloniale. E a niente sembra portare l’integrazione dei sistemi di difesa di diversi paesi, sul modello di quanto accade più a est contro Boko Haram, a fronte della recente fusione di tre gruppi qaedisti (Ansar Eddine, al Morabitoun e Fronte di liberazione del Macina).

L’ultimo attacco in ordine di tempo è avvenuto in territorio nigerino, un raid a bordo di motociclette che ha provocato la morte di almeno 5 gendarmi nella regione sud-occidentale di Tillabéri. che è prossima sia al confine con il Burkina Faso che a quello con il Mali. Proprio i due paesi in cui negli ultimi dieci giorni si sono verificati altri attacchi sanguinosi, sempre contro basi militari, con decine di vittime e gli elicotteri francesi che intervengono solo quando non rimane altro da fare che evacuare i feriti.

È accaduto la notte tra il 27 e il 28 febbraio in Burkina Faso, nella provincia di Soum, quando due commissariati sono finiti nel mirino di un attacco rivendicato da Ansarul Islam, gruppo jihadista guidato dal predicatore burkinabé Malam Dicko. Lo stesso che alla fine dello scorso anno si era intestato l’uccisione di 12 militari in un’imboscata. Il 5 marzo invece un altro attacco motociclistico di matrice jihadista si è verificato contro una base militare maliana nel villaggio di Boulikessi, provocando la morte di almeno 11 soldati. Un blitz nel centro del paese mentre tutti gli occhi erano puntati sul facinoroso nord. Lassù a scricchiolare paurosamente sono gli accordi di pace firmati a Algeri nel giugno 2015 dal governo di Bamako e da varie organizzazioni tuareg con la benedizione della Francia. Lunedì si sarebbero dovute insediare a Timbuctù le nuove autorità transitorie locali, ma certe scelte sono state tacciate di eccessivo centralismo e tutto è stato rimandato.

A scanso di equivoci, nel giorno prefissato gli ingressi della città erano controllati sia dalle milizie ribelli, in lotta per l’indipendenza dell’Azawad, sia da quelle ex ribelli che hanno firmato gli accordi. Né i militari maliani né quelli francesi sono stati fatti entrare, riferisce Jeune Afrique.

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