«Ricostruire dai territori per reinventare la politica»
Campo Largo Simone Petrangeli, candidato sindaco a Rieti, oggi parteciperà ad Alternativa Comune
Campo Largo Simone Petrangeli, candidato sindaco a Rieti, oggi parteciperà ad Alternativa Comune
Dal capoluogo laziale di Rieti, quello che definisce ironicamente «l’ultima provincia dell’impero», Simone Petrangeli, 47 anni, sta conducendo la campagna elettorale da candidato sindaco del «campo largo»: ha vinto le primarie sfidando da sinistra il Pd e corre anche con il sostegno di una lista civica con le 5 stelle e la formula ConTe, soggetto che molti considerano una specie di laboratorio per il grillismo che verrà. È stato sindaco di Rieti, dal 2012 al 2017, poi ha perso al ballottaggio per 99 voti. Ora ci riprova. Petrangeli questa mattina parteciperà all’assemblea romana di Alternativa Comune che punta a costruire una rete rossoverde basata su transizione ecologica, pace e municipalismo.
Come va?
Abbiamo un sentore positivo, cresce il favore nei nostri confronti. La città è stanca del centrodestra.
In che modo un’esperienza come Alternativa Comune può aiutare le esperienze sui territori?
Si tratta di un progetto che ha l’ambizione di mettere in rete tutte le esperienze locali che in molte parti d’Italia coinvolgono molte persone e che soprattutto mettono in campo politiche che dovremmo portare in tutto il paese. Mettere al centro di un esperimento politico queste cose mi sembra un buon servizio alla democrazia.
Dai territori si notano cose che da Roma non si vedono?
La distanza tra la politica è i cittadini è anche la distanza tra la politica che si fa al centro e quella che si fa nei territori. Questa proposta politica e organizzativa ha anche questo metodo: accende i riflettori sui territori. Non credo esistano scorciatoie: dobbiamo ripartire dai fondamentali che ci distinguono dalla destra. Ma se non ripartiamo dai territori, dai luoghi in cui le persone in carne e ossa vivono i problemi quotidiani, faremo solo esercizi di stile. Dobbiamo sporcarci le mani, stare in mezzo alle persone nelle strade e nelle piazze. Bisogna farlo anche nel più piccolo paese della più piccola provincia
Dalla sua esperienza trae qualche indicazione generale?
Viviamo in tempi di crisi della rappresentanza a tutti i livelli: i partiti, i sindacati, le associazioni di categoria e persino le assemblee di condominio. Siamo immersi nella crisi dei corpi intermedi. I comuni sono gli enti di prossimità e i sindaci possono recuperare questo gap, dar vita a forme di democrazia partecipata. Le città possono essere i luoghi della partecipazione civica. Quando ho fatto il sindaco ho sperimentato che la dimensione locale diventa quella a partire dalla quale si può parlare di politica in generale.
Si riparte da qui?
Voglio essere chiaro: in questo momento storico un comitato è più vivo di una sezione di partito. La politica deve fare un bagno di umiltà, andare nei luoghi in cui le persone si trovano. Sto facendo una cose che si chiama La politica fatta in casa: vado a casa della gente, prendo un caffè con loro, li incontro dentro le case. L’obiettivo è andare dove stanno le persone. Se aspettiamo che che sia la gente a venire da noi, ci sbagliamo. Serve il viaggio contrario, dobbiamo andare noi dalle persone.
Esiste una questione territoriale?
La sinistra deve occuparsi delle disuguaglianze. Che sono sociali ed economiche ma anche territoriali. Bisogna capire come difendere i territori più deboli del nostro paese. Noi stiamo in un’area interna. Anche nel Pnrr i soldi che erano stati destinati alla fine si sono ridotti. Questo deve interessarci: la dialettica territoriale non è più tra nord e sud. O tra centro e periferie. Bensì tra zone costiere e aree interne. Dobbiamo indagare e costruire presidi, la logica dei numeri non può prevalere sui nostri valori. Il tema della perequazione territoriale va posto per ripartire. Tanto più se parliamo di territori, comunità e municipalismo dobbiamo metterci in quest’ottica.
Cosa manca alla sinistra del centrosinistra?
L’umiltà di capire che dobbiamo ripartire dai fondamentali. L’umiltà di capire che bisogna riacquistare credibilità.
Dalla sua prospettiva, le pare che il M5S si avvii alla fine della sua parabola?
Anche loro stanno ragionando su come rigenerarsi e su come rilanciare la loro proposta politica, che si è scontrata con la realtà dei fatti.
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