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Ricordare Lucio Magri, ma con lo sguardo rivolto in avanti

Ricordare Lucio Magri, ma con lo sguardo rivolto in avantiMorto il giornalista Lucio Magri, tra i fondatori del Manifesto. L'ex parlamentare comunista ha scelto di morire tramite suicidio assisitito in Svizzera. Nella foto degli anni ottanta: Lucio Magri

Il seminario di Rimini del 27/28 novembre 2021 Un dibattito e un confronto non chiusi nella nostalgia del «come eravamo», ma aperti al nuovo e alle sfide che la modernità racchiude: «l’attualità e l’urgenza della rivoluzione» invocate da Luciana Castellina hanno proprio questo significato, chiamando a confrontarsi con tutti quei temi che le analisi di Lucio Magri avevano colto in controluce nella loro fase di gestazione, nel frattempo assurte ad autentiche contraddizioni sistemiche

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 1 dicembre 2021

Ricordare Lucio Magri, ma con lo sguardo rivolto in avanti: è questa la cifra del convegno tenutosi a Rimini il 27 e 28 novembre. Nel quadro di una larghissima partecipazione, che ha visto le tante e i tanti militanti del manifesto e del PdUP mescolarsi ai cittadini riminesi incuriositi, quella tenutasi al museo civico della città non è stata una mera celebrazione, ma la prova della volontà di raccogliere l’eredità politica di Magri al fine di metterne a frutto categorie politiche e metodo d’indagine.

Un evento che forse smentisce uno dei timori, a dire di Famiano Crucianelli e Aldo Garzia, che più assillarono gli ultimi anni della vita di Magri: ovvero, la paura di non essere riuscito a dotare la comunità del PdUP – a differenza di Lotta continua o Potere Operaio – di quell’orgoglio senza il quale la tutela di una storia e di un’identità risulta impossibile.
Un dibattito e un confronto non chiusi nella nostalgia del «come eravamo», ma aperti al nuovo e alle sfide che la modernità racchiude: «l’attualità e l’urgenza della rivoluzione» invocate da Luciana Castellina hanno proprio questo significato, chiamando a confrontarsi con tutti quei temi che le analisi di Lucio Magri avevano colto in controluce nella loro fase di gestazione, nel frattempo assurte ad autentiche contraddizioni sistemiche.

Come la questione ambientale, di cui già nel ‘74 Magri coglieva la portata e le capacità potenzialmente distruttive, e a cui Massimo Serafini ha dedicato gran parte del suo intervento, sottolineando la necessità di immergersi nei nuovi movimenti giovanili e ambientalisti, portando in dote quell’approccio vertenziale e progettuale indispensabile per far compiere al nuovo ecologismo un salto di qualità in senso politico. O il tema della disoccupazione tecnologica, che sempre l’intervento sulla qualità nuova della crisi metteva a fuoco, e che ha portato Alfonso Gianni a riflettere sulle caratteristiche di una manovra di politica economica orientata ad assorbire l’eccedenza di manodopera. O ancora: i processi di individualizzazione e corporativizzazione del corpo sociale – tema al centro della bozza di mozione congressuale alternativa scritta da Magri nel 1987 – a cui solo una riattualizzazione del tema di una democrazia consiliare, basata su un rapporto dialettico e produttivo tra partiti e partecipazione politica diffusa, può, secondo Luciana Castellina, offrire rimedio.

Come sottolineato però sia da Michele Mezza che da Vincenzo Vita, la tematica del potere e del controllo sociale non possono sperare di porsi all’altezza delle sfide presenti se non si ri-adeguano i loro termini e non si fanno i conti con il principale tra i fattori che regolano oggi tanto la produzione quanto la riproduzione sociale.
Sarebbe a dire l’algoritmo, autentico cervello sociale apparentemente impermeabile a qualsiasi pretesa di democratizzazione.

È evidente come tutte queste sfide necessitino di recuperare quella capacità analitica e progettuale che rappresentano la cifra principale della figura di Lucio Magri, tra gli ultimi esempi di politico-intellettuale, come sottolineato da Simone Oggionni nella sua relazione introduttiva. Un rigore metodologico e un’attitudine allo studio e all’analisi concreta della situazione concreta che ne avrebbero fatto, secondo le parole di Crucianelli, il «Gramsci della seconda metà del Novecento».

Che cosa, dunque, è ancora vivo e attuale del pensiero e della riflessione di Lucio Magri? Qual è la principale eredità di questo comunista eretico, in grado di far dialogare la tradizione comunista con l’eterodossia della scuola francofortese e con i nuovi bisogni espressi dal movimento del ‘68? Secondo Aldo Garzia, non c’è dubbio: la ricerca di una «terza via» in grado di rifondare complessivamente la sinistra e il movimento operaio. Una ricerca, quella di Magri, che forse può ancora oggi fornire qualche aiuto nella riformulazione di una sinistra che non voglia dismettere la carica trasformativa della tradizione comunista, ma che non sottovaluti neppure il contributo che può venire dalle esperienze più avanzate del socialismo europeo.

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