Ricciardi: «Sempre stati progressisti, Luigi Di Maio era un capo di destra»
Vice presidente pentastellato e membro della Commissione di Vigilanza Rai
Vice presidente pentastellato e membro della Commissione di Vigilanza Rai
Riccardo Ricciardi, vice presidente del Movimento 5 Stelle, Conte ha annunciato un’assemblea costituente, c’era bisogno di un tagliando?
Era nelle cose. Il risultato non soddisfacente delle elezioni europee ha impresso un’accelerazione ma da tempo si percepiva la necessità di un momento di incontro che coinvolgesse la nostra comunità, di fare un focus su diverse questioni tra temi e organizzazione in modo libero e aperto. Il nostro percorso può essere d’esempio ad altri.
Prima non vi confrontavate con la base? Perché vi serve una società privata per farlo?
Avevamo Italia a Cinque Stelle, la nostra festa annuale, interrotta durante la pandemia e non ripresa per i continui appuntamenti elettorali. Ma la costituente sarà una cosa diversa: non solo un momento di incontro ma un confronto. Ci aiuta la società Avventura urbana di Torino, è la terza volta che lavora con noi, è solo un’infrastruttura tecnica. Non fa strategie politiche.
Tra le critiche, come quelle contenute nella lettera aperta di 11 ex esponenti del M5S, emerge l’accusa di personalizzazione. State costruendo il partito di Conte?
Sto nel Movimento da 17 anni, fin dalla prima riunione del meetup a Massa. Ho fatto il consigliere comunale e il parlamentare. Ho vissuto tutte le fasi e mai come nella gestione Conte c’è stata tanta collegialità. In passato ricordo pochi percorsi di vera democrazia partecipata. C’erano consultazioni, ma sono due cose diverse.
Davide Casaleggio non sarebbe d’accordo.
Neanche lo considero. Se mi riferisco ai cinquestelle penso a Gianroberto non al figlio che non ha portato contributi significativi al M5S.
E Beppe Grillo? È una lotta di emancipazione dai padri nobili?
L’emancipazione è già avvenuta nei fatti, siamo adulti. Da quando Conte è stato eletto presidente, il Movimento ha avuto una solida linea politica in fasi molto delicate, dall’elezione del Presidente della Repubblica alla caduta del governo alla campagna elettorale. L’ultimo momento in cui Grillo ha influenzato le scelte politiche del movimento è stato l’ingresso nell’esecutivo Draghi, tre anni e mezzo fa. Non c’è bisogno del taglio del cordone ombelicale perché si tratta di un percorso naturale ma figura del garante non è in discussione.
Fa parte della fase di crescita aver abbandonato anche lo slogan «né di destra né di sinistra»?
Non ho mai ben capito dove sia il confine, ma sono felice che non siamo più il partito di un capo politico che diceva che le Ong erano i taxi del mare. Quell’espressione fece orrore così come diversi posizionamenti di Di Maio. Ora è venuta fuori la vera natura del movimento che mette l’essere umano al centro. Ma dire che un imprenditore è strangolato dalle tasse è di destra o di sinistra? Dire che chi compie reati contro la pubblica amministrazione, come la corruzione, deve andare in galera è destra o di sinistra? In alcuni Paesi questo è di destra, in Italia di sinistra ma credo che la legalità sia un tema sul quale non possiamo transigere perché rubare un soldo allo Stato significa rubarlo alla sanità, alla scuola, al sociale.
Conte ha detto che la vostra carta dei valori è progressista. Si ritrova in questo termine?
L’M5S è sempre stato progressista, solo che aveva un capo politico di destra. E adesso è un movimento progressista con un capo politico progressista. Questa è la differenza.
Anche sulla questione Rai? Lei fa parte della commissione di vigilanza, vi accusano di essere timidi.
Tutti i partiti, fatta eccezione per il M5S, hanno lottizzato la televisione pubblica. Nessuno può ritenersi estraneo a queste dinamiche. Per questo proponiamo degli stati generali che portino a una proposta di legge per rivoluzionarla. Bisogna farli ora che c’è una trasformazione totale della fruizione dell’intrattenimento e dell’informazione. Non sarà la nomina di un direttore a cambiarne il destino della Rai
Il governo Meloni è d’accordo con questa proposta?
Meloni cambia spesso idea perché ha le idee che le convengono. Vedremo tra un mese.
Intanto come procede il campo largo? L’esperimento di unità per il referendum contro l’autonomia è riuscito ma le elezioni politiche non sono la stessa cosa. C’è anche lo scoglio Renzi.
Renzi non è uno scoglio, né l’iceberg del Titanic. È un sassolino nella scarpa: ci si ferma un attimo per sistemarla e si riparte senza fastidi.
E con il Pd? Conte ha parlato di «sana competizione».
È innegabile che noi e il Partito democratico abbiamo due storie, due metodi, due approcci completamente differenti alla politica questo è anche la ricchezza di una di una futura coalizione. D’altronde il Conte due è stato il miglior governo degli ultimi anni, grazie anche all’importante contributo della sinistra italiana. Ci siamo uniti per un compromesso al rialzo che ha fatto bene a questo Paese
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