Ad Angelo con i capelli scuri non siamo abituati e ci è difficile farcene una ragione. Non sembra lui anche se ci ricorda qualcuno ma non vogliamo approfondire chi. Dove è finito quel biondo pieno di allegria che pur è rimasto nella sua voce? «Anche la più bella rosa diventa appassita. Va bene ti aspetto, ma non tutta la vita», il ritornello e il ritmo della nuova canzone dei Ricchi e Poveri non è per nulla scontato, insomma non è la classica canzone dei Ricchi e Poveri. E in un Festival in cui tanti fanno il verso ai loro brani più famosi, è un particolare (chiamalo particolare) non da poco. Il senso estetico del fiocco rosso ci ha lasciato un brivido di ignoto ma quello umano è palese: 32 anni di amicizia e di musica valgono più di qualsiasi discorso. Pure artistico. Ma non tutta la vita, il brano sanremese, non solo parte con una autocitazione, è esso stesso una autocitazione poiché se c’è una cosa cui il gruppo ha sempre inneggiato quella è la positività. La stessa che non li ferma mai, non nelle note e neppure nei balletti (più di Angela) sul palco.

Com’è la vostra confusione?

La nostra vita è sempre piena di confusione. Bisogna però fare molta attenzione a non perdere la pazienza altrimenti nascono dei problemi.

I Ricchi e Poveri sono sempre giovani, tra i giovani. Vi sentite così?

Ci rivediamo molto in loro-dicono in coro- e però va detto che non è cambiato quasi niente dall’inizio. Il documento di identità non la cosa importante.

Cosa è importante?

Il legame che c’è tra noi. E sì, noi restiamo un po’ bambini ma è proprio l’essenza dell’artista quella di essere un bambino. È un dono di Dio.

Salire sul palco vi porta sempre la stessa emozione?

É sempre una festa. Se Angela adesso si togliesse le scarpe -parla lui- notereste che ha delle stigmate sui piedi. Sono i chiodi che le pianto io per farla stare ferma». Lei gli intima che non ci riuscirà mai.

Vi siete mai sentiti un po’ svalutati dall’Italia e dalla stampa italiana?

Noi abbiamo avuto un grande successo in tutto il mondo, compreso nel nostro Paese dove comunque abbiamo sempre sentito di essere circondati da benevolenza e da positività. Sicuramente non ci siamo mai parlati troppo addosso, non ci siamo raccontati abbastanza, forse? Probabilmente anche. Ma poi è venuto fuori Spotify e la rete che finalmente hanno mostrato a tutti cosa abbiamo fatto nella nostra carriera.

Il vostro momento perfetto?

Sarà perché ti amo. Senza alcun dubbio. Quello fu un vero momento magico. Eravamo in una situazione particolare perché eravamo rimasti in quattro e quando salimmo sul palco eravamo tesi, preoccupati. È  normale, è sempre così. Invece è partita la musica, abbiamo cantato le prime frasi ed erano tutti in piedi che ci chiamavano per nome. Subito abbiamo capito che avrebbe funzionato. Non ci potevamo neppure sognare quanto, però.

Sul palco di Sanremo ci sono anche molti artisti giovani. Cosa pensate della musica italiana di oggi?

Ci piacciono molto, ci sono interpreti bravissimi e veramente molto giovani che ci raccontano il loro mondo e ci parlano delle loro vite. Avremmo però un consiglio da dare.

Quale? 

Di esprimere più la melodia. Magari penseranno che lo diciamo perché siamo vecchi ma la melodia è il motivo per cui ci amano nel mondo. Poi scelgano loro quale melodia, che sia all’americana, all’inglese, alla tedesca…fate come preferite ma non dimenticatela».

Il senso della vostra canzone?

Di non perdere tempo. E di prendere delle decisioni. Bisogna cercare sempre di cogliere le occasioni al volo e non perdersele.