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Rialto Sant’Ambrogio di nuovo sgomberato dalla giunta Raggi

Rialto Sant’Ambrogio di nuovo sgomberato dalla giunta Raggi

Beni Comuni Lo storico immobile, casa di una serie di associazioni della capitale tra cui il Forum dei movimenti per l’acqua è stato murato. Le proteste delle associazioni in consiglio comunale. La giunta a Cinque Stelle ha pubblicato un bando "per associazioni che si occupano di beni comuni" il giorno prima dello sgombero. Un ordine del giorno che impegnava la giunta a rinunciare ai bandi per il patrimonio indisponibile è stato respinto

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 10 maggio 2017

A tre giorni dalla manifestazione «Roma non si vende»a cui hanno partecipato diecimila persone, la giunta Raggi ha provveduto a ri-sgomberare il Rialto Sant’Ambrogio, sede tra l’altro del coordinamento romano dell’acqua pubblica, la prima «stella» del movimento che fa capo a Beppe Grillo. I vigili hanno murato il palazzo che ospiterà, un giorno, gli uffici della Sovrintendenza capitaloni ai beni culturali. Coerente con le leggi mercatiste e meritocratiche dei Cinque stelle, un nuovo spazio è stato messo a bando fuori dal centro storico. Ad avviso dell’assessore al patrimonio e al bilancio Andrea Mazzillo le associazioni ospitate al Rialto potranno concorrere e nel caso aggiudicarselo. «Poi con il nuovo regolamento sulle concessioni si aprirà una fase di vera valorizzazione dei beni comuni nel rispetto delle regole» ha aggiunto Mazzillo. «Una scelta vergognosa – sostengono le associazioni del «Rialtoliberato» – pubblicare un simile bando il giorno prima del nuovo sgombero».

La precisazione di Mazzillo è singolare dato che è stata proprio l’amministrazione a non rispettare le sue regole negli ultimi vent’anni, scaricando gli oneri su più di 800 associazioni che hanno ricevuto avvisi di sfratto e richieste di risarcimenti da centinaia e milioni di euro, pur avendo pagato regolarmente il canone sociale. La stessa Corte dei Conti ha chiarito tramite sentenza la giustezza delle assegnazioni del patrimonio indisponibile alle realtà sociali.

La decisione ha provocato le proteste delle associazioni anche in consiglio comunale dove ieri si è discusso sul patrimonio. «Il regolamento presentato non ci sembra che vada nella direzione di risolvere la situazione – sostiene Stefano Fassina (Sinistra per Roma) – Bisogna revocare la delibera 140 e scrivere delle nuove norme a tutela e valorizzazione dei beni comuni. Bisognava evitare di chiudere uno spazio durante la transizione in corso. Cosa che non è avvenuta». L’assemblea capitolina ha respinto un ordine del giorno di Fassina che impegnava la giunta a evitare i bandi, adottando strumenti partecipativi per il patrimonio e la tutela del Welfare.

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