Riace si rianima con il ritorno di Mimmo Lucano, di nuovo candidato sindaco
Elezioni La lista si chiama «Guarda il sole». Già in corsa per le europee da indipendente nelle liste di Avs, tiene più alle comunali
Elezioni La lista si chiama «Guarda il sole». Già in corsa per le europee da indipendente nelle liste di Avs, tiene più alle comunali
Voleva cancellare in un sol colpo un sogno, durato 15 anni, targato Mimmo Lucano. Quando Matteo Salvini decise che bisognava dare il colpo di grazia a Riace, già indebolita dalle inchieste giudiziarie, vide in Tonino Trifoli l’uomo giusto al momento giusto. Almeno così credeva l’attuale vicepremier, a quel tempo ministro degli Interni. Perché cinque anni dopo, colui che divenne con il 62% il sindaco del dopo Lucano, a Riace ha cambiato poco e nulla. Nell’immaginario collettivo il borgo jonico è rimasto sempre il paese dell’accoglienza. Malgrado con un’azione, tanto teatrale quanto inutile, il sindaco Trifoli, dopo pochi mesi dal suo insediamento, abbia sostituito l’omonima insegna all’ingresso del borgo con un più rassicurante (per lui e per il suo capo) «paese dei santi Cosma e Damiano». A dire il vero sarebbero anche i protettori dei Rom. Ma questo non c’era tra i sottotitoli. In quest’arco di tempo una cosa Trifoli però l’ha cambiata. Si è levato ben presto la casacca della Lega e ha indossato quella di Forza Italia, convinto dal presidente di regione Occhiuto. È in buona compagnia. Altrettanto hanno fatto i sindaci locridei di Caulonia, Stignano e Stilo. Tutti di provenienza dem. Perché a queste latitudini il potere logora chi non ce l’ha. Ed è sempre conveniente salire sul carro del potente.
Lucano ha deciso all’ultimo di ricandidarsi a questa tornata. Ha atteso che fosse un’assemblea popolare a consegnargli il testimone per un’ultima sfida. Lui, già in corsa per le concomitanti elezioni europee, da indipendente nelle liste di Avs, in queste settimane ha battuto il borgo in lungo e in largo. Si può dire che col cuore tenga più alle comunali. Come dargli torto, d’altronde. «Pensa il caso: aspettiamo una famiglia afghana di rifugiati e arriverà proprio il giorno del voto», dice seduto al bar di Riace Superiore, accompagnato dal suo fido amico Turi. Il nucleo arriverà grazie a quel che affettuosamente Lucano definisce il «fondo Manconi». Si tratta della sottoscrizione promossa dall’ex segretario dei Verdi dopo la condanna in primo grado. Doveva servire a pagare la provvisionale. Ma Lucano l’ha investita per tenere in piedi i progetti di accoglienza, malgrado tutto e tutti. Quando gli chiediamo il perché di questa nuova contesa la risposta è netta. «La storia di Riace non si è conclusa. È una storia in sospeso che va ripresa. Il nostro municipalismo democratico deve ripartire». La lista si chiama «Guarda il sole». «È vero che l’odissea giudiziaria è finita bene – continua Lucano – ma l’onta della sospensione, con un decreto firmato da Salvini e dall’allora prefetto Michele Di Bari, non mi è mai andata giù. In questi anni Riace da periferia dell’Europa ha dato un contributo al mondo intero. Salvini nella sua crociata contro Riace ha sfogato tutto il suo sguaiato cattivismo. Noi invece vogliamo rappresentare i buonisti, coloro che lottano per abbattere i muri e per sradicare i fili spinati».
Tra le tante proposte programmatiche spicca quella di una Scuola di cinema per i diritti umani da costruire alla marina. Il progetto è ambizioso. In buona parte si tratta di ricreare la Riace che fu. Trifoli in questi anni ha provato a cestinare l’eredità lucaniana. La scuola primaria a Riace l’hanno chiusa e fatta chiudere. «E ora è ridotta a una discarica», s’infervora l’ex sindaco. Ma poi c’è stata anche la chiusura dell’oratorio, dell’asilo nido multietnico. Persino l’ambulatorio sociale Jimuel ha dovuto abbandonare.
Il «Gino Strada della Locride», il dottor Isidoro Napoli, invece non ha lasciato il campo. E sostiene Lucano alle elezioni. «Il presidio era un vanto per tutto il comprensorio – rammenta Lucano – un sito radiologico di livello regionale». A Riace in questi anni è venuto a mancare persino il medico di base. «Hanno realizzato un oblio sociale a cui porre rimedio».
Ed ecco pronta la Riace che sarà: un centro sociale per anziani, l’asilo nido, la scuola primaria, l’accoglienza al “Villaggio Globale”, la raccolta differenziata con gli asini, i beni confiscati alle ‘ndrine da restituire alla collettività. «Alla Casa del popolo Peppe Valarioti di Rosarno mi sono commosso nel ripercorrere l’epica dei grandi comunisti che hanno fatto grande la mia terra. Non dimentico di quella vergogna della baraccopoli che va chiusa per dare un tetto stabile a tutti i migranti».
In paese si respira un’aria di ottimismo. Trifoli è in difficoltà. Pesa su di lui l’ineleggibilità dichiarata dal Viminale e confermata dalla corte di Appello di Reggio Calabria: non poteva candidarsi in quanto dipendente comunale. E ha avuto problemi persino a formare la lista. Si racconta che abbia bussato alla porta di Lucano per andare insieme alle elezioni. Invito rispedito al mittente. «Se uno ha il coraggio delle proprie azioni deve proporre una lista, il consuntivo di quel che ha realizzato negli anni. E poi sottoporsi al voto», chiosa Lucano. Trifoli alla fine la lista l’ha presentata. Ma il campo della destra sconta una scissione. Con un’altra formazione in orbita FdI, capeggiata dall’assessore Francesco Salerno.
I fedelissimi di Lucano, tabelle alla mano, sono fiduciosi. «La lista di Lucano è omogenea e ben rappresenta il tessuto del paese tra la marina e la parte superiore», ci dice Giuseppe Tiano, sindacalista eretico e tra gli storici, combattivi, factotum di Lucano. «Riace ha bisogno di ritornare a vivere per rivedere un mondo colorato nei suoi vicoli e nelle sue piazze come lo è stato. Un mondo senza confini e senza barriere». A settembre il regista Wim Wenders ha assicurato all’ex sindaco che tornerà a Riace per girare un nuovo docufilm. Lucano sorride, annuisce, scruta il cielo e guarda il sole. «Voglio tanto che risplenda in queste lande».
Errata Corrige
Nell’articolo si fa riferimento ai sindaci di Stignano e Stilo definiti di centrodestra ma “di provenienza dem”. In realtà i sindaci Pino Trono, di Stignano, e Giorgio Tropeano, di Stilo, non provengono dalle fila del Partito Democratico ma hanno sempre gravitato nell’area di Forza Italia e di centro destra. Ce ne scusiamo con i diretti interessati e con i lettori (S. Mes.)
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