Internazionale

«Restiamo Umani» è un invito a ricordarsi della natura dell’uomo

«Restiamo Umani» è un invito a ricordarsi della natura dell’uomoL'asilo di Khan Yunis (Gaza) dedicato a Vittorio Arrigoni – Michele Giorgio

Vittorio Arrigoni «La voce di Vittorio ci manca» dice Egidia Beretta nell'anniversario dell'uccisione del figlio. «Quel monito - aggiunge - lanciato da Gaza ci interroga anche oggi, con altre bombe e altri morti». In Cisgiordania tensione alle stelle: sei palestinesi uccisi nelle ultime ore dall'esercito israeliano

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 15 aprile 2022

Cade in questi giorni di forte tensione nei Territori palestinesi occupati l’undicesimo anniversario dell’uccisione di Vittorio Arrigoni. E mai come in questo momento l’attivista, reporter e scrittore italiano, rapito e ucciso a Gaza il 15 aprile del 2011 da un sedicente gruppo salafita, ci avrebbe ripetuto più volte il monito, l’esortazione, «Restiamo Umani», con cui chiudeva le corrispondenze per il manifesto da Gaza, sotto attacco israeliano durante i giorni di fine dicembre 2008 e inizio 2009. La Cisgiordania è sul punto di esplodere e alcuni vedono all’orizzonte una nuova Intifada, più piccola di quelle del 1987 e del 2000 ma molto intensa contro l’occupazione militare e che potrebbe travolgere l’Autorità nazionale palestinese.

Proteste palestinesi a Bet El (La Presse)

Il pugno di ferro ordinato a esercito e polizia dal governo Bennett, in risposta ai quattro attacchi armati palestinesi a Beersheva, Hedera, Bnei Brak e Tel Aviv, in cui sono morti 14 israeliani (11 civili e tre poliziotti), sta incendiando la Cisgiordania. Le vittime aumentano con il passare delle ore. Da mercoledì sera a ieri, sei palestinesi sono caduti sotto il fuoco dei soldati israeliani, uno aveva 17 anni. Tra i morti – 11 nell’ultima settimana – c’è Shas Kamamji, fratello di Iham Kamamji, uno dei sei detenuti palestinesi evasi a settembre dalla prigione di Gilboa. L’esercito israeliano effettua raid continui e arresti di presunti «terroristi sul punto di colpire» in diverse aree della Cisgiordania, tra cui Jenin, Silwad, Nablus, Balata, Hebron. Operazioni con  ampio dispiegamento di uomini e mezzi ai quali i palestinesi hanno risposto con una mobilitazione che non si vedeva dall’anno scorso, quando, proprio in questi giorni di aprile, le proteste per la minacciata espulsione di famiglie palestinesi da Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est e gli incidenti sulla Spianata delle moschee di Al Aqsa e della Roccia, innescarono scontri anche in Israele tra ebrei e arabi fino a sfociare in una escalation tra Israele e il movimento islamico Hamas costata la vita a circa 270 palestinesi di Gaza e ad alcuni israeliani. Spianata delle moschee che resta al centro della tensione un anno dopo per la promessa di una ricompensa in denaro (10mila shekel, più di 2mila euro) a coloro che faranno sacrifici rituali nel sito religioso – che per gli ebrei è il biblico Monte del Tempio – annunciata sui social da un gruppo estremista israeliano. Tutte le organizzazioni palestinesi hanno lanciato appelli alla difesa di Al Aqsa. La polizia sostiene di aver arrestato sei giovani ebrei intenzionati a sacrificare una pecora sulla Spianata. Lo scenario più pericoloso è una ripetizione dell’ottobre 1990 quando una provocazione dei Fedeli del Monte del Tempio si concluse con l’uccisione di 17 palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane.

«Ogni anno in questa data, il dolore che mi accompagna si acutizza, il 15 aprile mi toglie il fiato» scrive al manifesto Egidia Beretta, esponente della sinistra in Lombardia e madre di Vittorio Arrigoni, in ricordo del figlio. «La voce di Vittorio ci manca» aggiunge «qualcuno mi chiede in questi giorni crudeli, come potrebbe lui stesso restare umano? Rispondo che occorre ripercorrere la vita di Vittorio, non solo quello di Gaza, che da lì ci lanciava questo monito. A quel ‘Restiamo Umani’ lui era arrivato dopo anni di ricerche interiori, di incontri con uomini, donne e bambini di ogni etnia, cultura e religioni. La ricerca della giustizia, madre e sorella della pace, è il faro che lo ha guidato negli ultimi suoi anni, soprattutto a Gaza. ‘Restiamo Umani’ è un invito a ricordarsi della natura dell’uomo e ci interroga anche oggi con altre bombe e altri morti…cosa l’uomo può fare all’uomo».  Meri Calvelli, direttrice del Centro italo-palestinese di Gaza intitolato ad Arrigoni, non è nella Striscia in questi giorni ma con le Brigate del Mutuo Soccorso ai confini dell’Ucraina per portare soccorso a civili e profughi. «Come avresti fatto tu Vittorio» scrive Calvelli «ci siamo diretti su quel fronte per capire e aiutare. Un altro pezzo di mondo che, come Gaza, cade sotto i colpi di bombe e fosforo bianco. Restare umani è l’unica aspettativa e giusta causa che ci rimane».

 

 

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