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Respinta la revoca dell’arresto per Assange. Forse ci penserà «The Donald»

Respinta la revoca dell’arresto per Assange. Forse ci penserà «The Donald»Julian Assange – Lapresse

Londra L'hacker fondatore di Wikileaks rimane nell'ambasciata dell'Ecuador

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 7 febbraio 2018

Un giudice britannico, Emma Arbuthnot, ha respinto la richiesta fatta da uno degli avvocati di Julian Assange, di revocare il suo mandato di arresto, considerando che la Svezia ha fatto cadere le accuse di stupro che perdurano dal 2010 nei confronti del fondatore di Wikileaks. Secondo il giudice, però, non si può invalidare il mandato d’arresto, nonostante le accuse di violenza siano cadute, in quanto nel 2012 Assange, chiedendo asilo nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, ha violato le condizioni relative alla libertà su cauzione alle quali doveva sottostare.

L’UDIENZA È STATA RINVIATA al prossimo 13 febbraio quando la Corte dovrà riunirsi e pronunciarsi sulle altre mozioni che i legali di Assange hanno presentato; la battaglia legale di Assange ora si sposta su altri punti, tra i quali la giustificazione per avere cercato asilo nell’ambasciata ecuadoriana.

I LEGALI DELL’HACKER australiano sostengono che la scelta di chiudersi in ambasciata Assange l’ha fatta per evitare l’estradizione negli Usa, dove rischiava di incorrere nello stesso destino di carcere duro della whistleblower Chelsea Manning, che prima di essere «perdonata» da Obama per aver rivelato, proprio tramite Wikileaks, i crimini compiuti in Iraq dai militari Usa su civili indifesi, ha passato anni in isolamento.

SI AGGIUNGE anche la condanna dell’Onu circa la detenzione arbitraria nell’edificio londinese, e, comunque, sostengono i suoi avvocati, Assange ha collaborato con gli inquirenti svedesi.
Il timore dell’estradizione per Assange non era del tutto senza basi; alcune email provenienti dalla Stratford, società texana specializzata in intelligence, pubblicate proprio da WikiLeaks, contenevano un passaggio in cui il vicepresidente della società affermava di possedere un «atto di accusa sigillato» contro Assange, pronto a essere usato qualora i procedimenti legali sia in Svezia che nel Regno unito fossero arrivati a una conclusione.

LA PRECEDENTE amministrazione Obama è sempre stata rigida con Assange, e la candidata democratica alle presidenziali Usa del 2016, Hillary Clinton, quando era segretaria di Stato, aveva chiesto, tra il serio ed il faceto di «stanarlo con i droni».

MOLTO DIVERSA la posizione di Trump; voci di corridoio alludano alla possibilità che la nuova amministrazione possa stracciare la famosa busta sigillata con l’atto di accusa nei confronti dell’australiano, e che alla fine si decida che i 5 anni passati nell’ambasciata inglese siano stati sufficientemente punitivi

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